Vaticano, cresce il lavoro di intelligence contro il riciclaggio

Cresce per qualità l’impegno di contrasto al riciclaggio in Vaticano, il che significa un maggiore lavoro di prevenzione sul piano finanziario che comincia a dare i suoi frutti, si tratta di un’attività messa in atto in primo luogo da parte dell’Aif – l’Autorità d’Informazione finanziaria – e dallo stesso Ior; aumenta anche il livello di collaborazione interna che comincia a dare i suoi frutti, mentre la giustizia vaticana ha infine aperto e portato a termine i primi processi. Diminuisce quindi il numero di rapporti che l’Aif presenta alla giustizia vaticana, soprattutto rispetto al periodo 2015-1016, quando il sistema entrò in funzione e si ebbe un picco dovuto all’avvio delle procedure di segnalazioni di irregolarità.

 

Ora, la parola chiave è «stabilizzazione», il che vuole dire che la macchina, sia pure con qualche incertezza, segue ormai una strada ben precisa. Domani verrà presentato in Vaticano il rapporto dell’Aif per il 2017 con il consueto quadro statistico di cifre e dati e segnalazioni sospette, anche se questa volta ci sarà una novità. Si darà notizia di alcuni casi specifici per spiegare, nel concreto, come funziona il lavoro di prevenzione e contrasto al riciclaggio. Fra le altre cose si parlerà di un caso in cui le informazioni raccolte dall’Aif e passate alla Gendarmeria, sono state poi condivise con organi di polizia di altri Paesi portando all’arresto di una persona in 48 ore. In tale prospettiva è importante sottolineare che la Gendarmeria vaticana ha attivato una sezione di contrasto al crimine finanziario e al riciclaggio.

 

Dall’emergenza, dal terremoto anche interno alle istituzioni vaticane suscitato dall’introduzione di organi e meccanismi di verifica e raccolta informazione, si è passati alla fase della normalizzazione, caratterizzata anche da una maggiore collaborazione «con le varie Segreterie» e con gli altri dicasteri vaticani. I numeri delle segnalazioni sono inferiori rispetto al passato, ma rimane il fatto che la collaborazione internazionale allarga il suo raggio d’azione; in sostanza dall’Aif si inviano meno rapporti al promotore di Giustizia vaticano anche perché pure lo Ior fa la sua parte nella prevenzione, al contempo aumenta l’attività di analisi e intelligence, il che richiede che l’Aif sia in rete con quante più controparti possibili sul piano internazionale.

 

Se l’ultimo rapporto Moneyval – l’organismo del Consiglio d’Europa che verifica l’applicazione della normativa anitriciclaggio e di contrasto al terrorismo – sul Vaticano risalente al dicembre scorso, metteva in luce i vari passi avanti compiuti dalla Santa Sede in una materia tanto delicata, emergeva pure un punto debole: mancavano ancora i procedimenti giudiziari a dare sostanza all’attività di indagine, non c’era insomma la «finalizzazione» del lavoro di indagine. Nel frattempo, però, dall’autunno scorso a oggi, qualcosa è accaduto. C’è stato il processo sul caso dell’ospedale Bambino Gesù, in cui erano imputati con l’accusa di peculato Massimo Spina e Giuseppe Profiti (rispettivamente ex tesoriere e presidente dell’ospedale) terminato con una condanna di quest’ultimo per abuso d’ufficio, procedimento scaturito proprio da un rapporto dell’Aif.

 

Poi la condanna, nel febbraio scorso, degli ex dirigenti dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli (ex direttore e vice direttore dell’Istituto) condannati dal Tribunale Vaticano per «mala gestione» (47 milioni di euro di danni). Il 9 maggio, invece, inizierà il processo contro l’ex presidente dello Ior Angelo Caloia, con lui doveva rispondere di varie accuse anche Lelio Scaletti, a lungo ex direttore generale dell’istituto nel frattempo deceduto. Significativo, in questo caso, che fra i reati contestati oltre alla truffa c’è quello di «autoriciclaggio» (quando si commette un potenziale reato e poi si ricicla il ricavato). Si tratta insomma della fattispecie cui Moneyval è particolarmente attenta. Ma al di là di questo, il caso Caloia è importante perché è nato prima da una segnalazione dello Ior, poi le indagini sono state ampliate dall’Aif e hanno avuto un rilievo internazionale significativo. Tutti segnali positivi di un sistema che sta andando a regime; rimangono tuttavia alcuni casi importanti non ancora approdati a un processo nei tribunali vaticani, fra questi la vicenda del banchiere Giampietro Nattino, ex presidente del gruppo Finnat, finito sotto inchiesta in Italia e in Vaticano per manipolazione del mercato azionario; Nattino avrebbe operato attraverso i conti che aveva alcuni anni fa presso l’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica.

 

Con l’Italia le cose vanno decisamente meglio rispetto al passato; le autorità italiane hanno infatti cominciato «ad ampliare la prospettiva rispetto a qualche anno fa in cui prevaleva l’aspetto bilaterale, quando ci si preoccupava soprattutto di sapere quanti italiani sono allo Ior». Le relazioni si sono stabilizzate e si è allargato il campo d’intervento. Per esempio ci sono stati proficui scambi d’informazioni relativi a cittadini italiani che non avevano connessioni con la Santa Sede e lo Ior; in casi come questo le autorità vaticane possono intercettare informazioni utili alle istituzioni italiane e portarle a loro conoscenza.

Francesco Peloso – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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