Asia Bibi: «Pregate e digiunate con me il 27 aprile»

« Fratelli e sorelle, pregate e digiunate con me»: è l’appello accorato che Asia Bibi lancia oggi dal carcere femminile di Multan, invitando i cristiani e gli uomini e le donne di buona volontà, in tutto il mondo, a vivere con lei il prossimo venerdì 27 aprile una speciale giornata di preghiera e digiuno per chiedere a Dio libertà e pace.

 

La donna cristiana condannata a morte per presunta blasfemia e in carcere dal 2009 ha appena ricevuto i familiari: il marito Ashiq, le figlie Eisham ed Esha, il tutore della famiglia Joseph Nadeem, responsabile della «Renaissance Education Foundation» di Lahore, che la accoglie. Asia si è mostrata commossa quando ha saputo del recente annuncio del presidente della Corte suprema del Pakistan : nei giorni scorsi Saqib Nisar ha dichiarato che si occuperà personalmente del caso e stabilirà ben presto la data dell’udienza, decisiva, davanti al massimo organo giudiziario del paese.

 

Joseph Nadeem riporta a Vatican Insider: «Abbiamo trovato Asia in buona salute. Era molto felice di incontrare la sua famiglia. Quando le abbiamo parlato dell’udienza, era elettrizzata, era piena di speranza e ha reagito con grande fede, rendendo lode a Dio. È davvero un esempio e un simbolo di per tutti noi. Poi ha voluto invitare personalmente tutti coloro che tengono a lei e che le sono vicini, in tutto il pianeta, a vivere insieme, in comunione spirituale, una giornata di digiuno e preghiera per la sua libertà. Asia lo farà venerdì 27 aprile. Crediamo molto nelle armi del digiuno e della preghiera, perciò ci uniremo a lei, e sono certo molti lo faranno».

 

Anche Ashiq, il marito di Asia, auspica che «il 27 aprile in tutto il mondo molte persone preghino e digiunino per chiedere a Dio di illuminare la mente del giudice che esaminerà il caso di Asia Bibi». «Asia merita il nostro amore e il nostro amore e sostegno. Contiamo sull’appoggio di molte comunità di battezzati, in una preghiera davvero universale», chiosa Nadeem.

 

Che sia rinata la speranza per Asia lo si percepisce chiaramente nella comunità cristiana in Pakistan. Il Consiglio dei vescovi del Pakistan, organo che riunisce oltre 40 Pastori di varie denominazioni cristiane, come pentecostali, evangelici, avventisti, metodisti e altre confessioni, operando in stretta collaborazione con la Conferenza episcopale cattolica, ha espresso apprezzamento per la decisione del presidente della Corte suprema, ricordando poi che «ci sono molti altri casi di persone innocenti che sono in carcere da lungo tempo e che attendono giustizia ».

 

La richiesta per Asia e le altre vittime innocenti della legge di blasfemia, tuttora usata in modo improprio, spesso per colpire avversari in controversie private, è quella di una autentica giustizia. Asia Bibi, infatti, è vittima di una macchinazione ordita ai suoi danni da alcune donne musulmane e da un imam locale che i giudici dovrebbero scoprire, riconoscere con obiettività e portare alla luce. Salvando lei e condannando i falsi accusatori.

 

Ma in Pakistan la situazione è tremendamente complicata a causa delle pressioni dei gruppi estremisti islamici che chiedono espressamente l’impiccagione di Asia. E mettono una forte pressione sul sistema giudiziario, dato che omicidi extragiudiziali hanno colpito anche magistrati musulmani che si sono coraggiosamente esposti, giudicando in modo neutrale e assolvendo i cristiani falsamente imputati di blasfemia.

 

In particolare la provincia del Punjab è l’area in cui si rileva una incidenza straordinaria di casi di blasfemia in Pakistan negli ultimi tre decenni, come spiega il Centro per la giustizia sociale, Ong guidata in Pakistan dal cattolico Peter Jacob. Il Centro ricorda l’assassinio del giudice in pensione Arif Iqbal Bhatti, colpevole, secondo i radicali, di aver assolto dei cristiani ritenuti blasfemi.

 

L’abuso della legge di blasfemia continua a essere un cancro della società: «Centinaia di persone sono state torturate, incarcerate, sfrattate. Proprietà del valore di miliardi di rupie sono state distrutte impunemente da folle di radicali, ma la perdita economica è solo la punta dell’iceberg rispetto alle conseguenze sociali, politiche e culturali», rileva.

 

Secondo studi recenti di Amnesty International, dalla Commissione internazionale dei giuristi e dalla Commissione per i diritti umani del Pakistan, «la legge sulla blasfemia è largamente abusata per perpetrare crimini di odio sulla base della religione, regolare le vendette personali e perpetrare ingiustizie economiche», afferma il Centro per la giustizia sociale. Di fronte a questa allarmante situazione, «i membri della società civile non si sono arresi, nonostante le difficoltà. Avvocati e giudici hanno combattuto per anni in un ambiente sociale ostile. Ora urge che i leader e le istituzioni pubbliche abbiano il coraggio e la saggezza di ascoltare il grido di innocenti, come Asia Bibi».

 

Paolo Affatato – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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