L’arcivescovo al funerale della migrante respinta alla frontiera: «Manca una politica europea»

 

«Non sia turbato il vostro cuore. Sì, il nostro cuore è umanamente turbato di fronte alla sofferenza e alla morte che hanno colpito Beauty». L’arcivescovo ha incominciato così l’omelia del funerale di Beauty, rivolgendosi al marito Destiny, che poco prima aveva mostrato tutto il suo dolore e turbamento con un lungo momento di violenta disperazione, prima di entrare nel santuario della Consolata, dove si è svolto il rito, presenti numerosi rappresentanti della comunità nigeriana, animato in modo commovente dai canti di un coro gospel. 

Evocando la vicenda della donna, fermata alla frontiera con il marito, malata e in gravidanza, monsignor Cesare Nosiglia ha proseguito: «La via che il Signore ci indica è la stessa che Egli ha percorso: quella della donazione di sé fino al sacrificio della vita, quella dell’amore vissuto per i propri cari e nella comunità, a servizio dei più bisognosi. Chiunque spende la vita per Lui e per gli altri non la perde, ma l’acquista per la vita eterna. Beauty ha sacrificato se stessa per donare la vita al suo bambino e questo è il sacrificio più grande che prova il suo amore: dice infatti il Signore che non c’è maggior amore di quello di chi dà la vita per il suo prossimo». 

Poi l’arcivescovo ha toccato in profondità i contenuti drammatici della vicenda della donna nigeriana morta dopo aver dato alla luce il piccolo Israel: «Queste considerazioni, che derivano dalla Parola di Dio, non possono farci dimenticare quanto è successo a Beauty e di conseguenza al suo bambino. Il suo dramma ci richiama a un mondo di valori fondamentali che non possiamo e non vogliamo dimenticare: l’accoglienza della vita, l’accoglienza di chi bussa alla nostra porta in cerca di aiuto». 

E ancora: «La mancanza, poi, di una politica europea che assicuri una stretta collaborazione tra le nazioni confinanti e scelte conseguenti, per l’accoglienza e la libera circolazione degli immigrati e rifugiati, rendono ancora più dolorosa la loro sorte. Ma la gara di prossimità e di affetto e anche di disponibilità concrete a rispondere alle necessità di Beauty e di Destiny e del loro bambino, da parte delle Istituzioni, del Sant’Anna, della Diocesi, dell’Opera Barolo e – mi facevano notare che la marchesa di Barolo era francese, i marchesi hanno offerto tutto per i poveri – di diverse realtà civili e religiose, di semplici cittadini e fedeli che hanno circondato questa famiglia, mi conforta: sono orgoglioso di Torino e della sua gente, perché hanno dimostrato quanto siano importanti e concrete l’umanità e la solidarietà civile, religiosa e sociale che li animano». 

LA PREGHIERA  

Poi, la preghiera per Beauty «perché il Signore l’accolga nel suo Regno di pace e di vita per sempre. Chiediamo che il suo bambino Israel possa riconoscere un giorno quale sacrificio ha compiuto sua madre, per assicurargli comunque la vita. E che il piccolo e suo padre possano essere accolti come fratelli e come cittadini nella nostra comunità e abbiano tutto il sostegno necessario alla loro vita e al loro futuro. Questo diventa esempio trainante anche per tante altre situazioni presenti in questa città. Questa vicenda può essere esempio». Subito dopo il rito la salma è stata portata al cimitero Parco.

 

 

 

Chiesa cattolica svizzera

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