Malala Yousafzai, Premio Nobel per la Pace è tornata in Pakistan. E’ la prima volta da quando nel 2012 rimase vittima di un attacco dei Talebani. Malala, oggi 20enne, è arrivata all’aeroporto internazionale di Islamabad con i suoi genitori, come hanno riferito i media pakistani. La visita blindata dovrebbe durare quattro giorni.
Malala ha incontrato oggi il primo ministro pachistano Shahid Khaqan Abbasi insieme ai ministri Maryam Aurangzeb, Anusha Rehman e Marvi Memon. «Sognavo di tornare in Pakistan da cinque anni» ha detto durante un discorso pronunciato nel corso dell’incontro con le autorità pachistane. «Ho proseguito gli studi» nel Regno Unito, ha aggiunto, «ma ho sempre desiderato muovermi liberamente in Pakistan. Voglio investire nell’istruzione dei bambini». E poi, con le lacrime agli occhi: «Non riesco a credere di essere tornata nel mio Paese».
Malala venne colpita in un agguato rivendicato dal movimento dei Talebani del Pakistan (Ttp): uomini armati aprirono il fuoco contro di lei mentre era su uno scuolabus, di ritorno a casa dopo una giornata di lezioni. Gravemente ferita, ma sopravvissuta alla ferocia assassina che miete vittime in un Paese per lo più dimenticato, venne trasferita in Gran Bretagna per cure mediche e da allora è diventata un’icona.
Dal blog per la Bbc in urdu – che le è costato quasi la vita per aver suscitato le ire dei Talebani raccontando con le parole di bambina il clima di paura in cui viveva – è passata al primo libro all’attivo: «Io sono Malala», pubblicato cinque anni fa. Ha fondato il Malala Fund, nel 2013 è stata insignita del Premio Sakharov, nel 2014 è diventata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace (ottenuto insieme all’indiano Kailash Satyarthi) e dallo scorso anno studia filosofia, scienze politiche ed economia all’Università di Oxford. «Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo», è una delle frasi più celebri di Malala, pronunciata nel 2013 all’Assemblea Generale dell’Onu. Nel 2015 al Forum sull’istruzione e lo sviluppo di Oslo disse ai leader mondiali: «Per il nostro futuro i libri sono un investimento migliore rispetto ai proiettili».
Chiesa cattolica svizzera
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