Nicolao della Flüe, un eremita in politica?

Nell’anno appena trascorso, ricorrendo il 600esimo della nascita del Santo Patrono della Svizzera, innumerevoli sono state le manifestazioni per ricordare Nicolao della Flüe. Si è di volta in volta posto l’accento sugli aspetti biografici ma soprattutto spirituali della sua personalità. È rimasto invece in ombra il lato politico della sua attività. Come comprendere, oggi, l’impegno pubblico, civico di San Nicolao? Più che nella sua vita di padre di famiglia, questo diviene forte nel ventennio che lo vede ritirato dal mondo, a partire dal 1467, quale eremita al Ranft. Ma come è possibile per un eremita, che vive isolato, riuscire ad avere un’influenza grande nella vita politica di allora?

In una sera d’inverno del 1481, in un clima di disorientamento, un anziano prete lascia in fretta e furia la cittadina di Stans. Una guerra sta per scoppiare nella piccola Svizzera, esasperata dai conflitti tra campagne e città. Affronta ripidi sentieri l’anziano sacerdote, alla luce della luna, per incontrare un eremita, Bruder Klaus, come la gente della regione chiama il futuro San Nicolao. L’eremita ascolta il vecchio prete, poi gli sussurra un messaggio, che l’indomani il parroco svelerà alla Dieta di Stans. « Cari confederati, rinunciate ad ogni discussione. In Dio si deve sempre trovare la pace: Dio che è la pace », è il passaggio più significativo. La guerra è evitata, ritorna la pace. Al Ranft giungono, quegli stessi anni, ambasciatori dall’Austria, da Milano e da Venezia. Come è possibile tutto ciò? Nicolao della Flüe è entrato nella storia svizzera non da mito o eroe, come Guglielmo Tell o Wilkelried, bensì da Santo. Questo eremita in politica è chiamato ad intervenire dal popolo ed è certamente la verità della sua santità che fa accettare il suo messaggio di pace. Questo non è frutto di diplomazia, di calcoli o intrighi, ma di santità.

Sorprendentemente la scelta politica di Bruder Klaus condiziona, nei secoli, il lungo processo di canonizzazione di San Nicolao. Grazie alla documentazione dell’Archivio Segreto Vaticano, apprendiamo come, nel 1500, il cardinale vallesano Matteo Schiner, uomo di guerra e diplomazia, ostacoli la canonizzazione, poiché sa di trovarsi in opposizione con gli appelli alla pace di Nicolao. A fine Ottocento la misteriosa guarigione di due contadini friburghesi è invece acclamata miracolosa dalla pietà popolare, ma non dal diritto canonico. Un segnale che la coscienza politica svizzera, alle prese con gli ultimi residui del Kulturkampf, non è forse ancora pronta per questo grande passo. Infine Nicolao è proclamato Santo nel 1947 da papa Pio XII quando, dopo la prova della seconda guerra mondiale, il popolo svizzero – cattolici e protestanti – si ritrova unito attorno alla figura del Santo eremita. E l’Osservatore Romano scrive, in quello storico giorno, che la canonizzazione è « un segno dell’apprezzamento della Santa Sede per la democrazia elvetica ».

Chiesa cattolica svizzera

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