«Egoismo, superbia, e corruzione sono malattie del cuore»

«Il peccato e non la malattia ci rende impuri», afferma il Papa. Per evitare ai malati «la solitudine e l’emarginazione» Francesco raccomanda «adeguata assistenza sanitaria e carità fraterna che sa farsi attenzione concreta e solidale».

 

Nell’Angelus recitato con i fedeli in piazza San Pietro, Jorge Mario Bergoglio invoca la «intercessione della Vergine Maria, nostra Madre Immacolata» per «chiedere al Signore, che ha portato agli ammalati la salute, di sanare anche le nostre ferite interiori con la sua infinita misericordia, per ridonarci così la speranza e la pace del cuore».

 

Nell’introdurre la Preghiera mariana della sesta domenica del tempo ordinario, il Pontefice celebra la «memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes» che ricorre oggi poi, unendo sollecitudine pastorale e prospettiva globale, ricorda che venerdì prossimo «nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, milioni di uomini e donne celebreranno il capodanno lunare», perciò invia il suo «cordiale saluto a tutte le loro famiglie, con l’augurio che in esse si vivano sempre di più la solidarietà, la fraternità e il desiderio di bene, contribuendo a creare una società in cui ogni persona viene accolta, protetta, promossa e integrata».

 

Invita a pregare «per il dono della pace, tesoro prezioso da perseguire con compassione, lungimiranza e coraggio». E «tutti accompagno e benedico».

 

Prendendo spunto dalle sacre Letture proposte dalla Liturgia domenicale, Jorge Mario Bergoglio avverte che «nessuna malattia è causa di impurità: la malattia certamente coinvolge tutta la persona, ma in nessun modo intacca o impedisce il suo rapporto con Dio». Anzi, «una persona malata può essere ancora più unita a Dio, invece il peccato, quello sì che ci rende impuri!». E «l’egoismo, la superbia, l’entrare nel mondo della corruzione, queste sono malattie del cuore da cui c’è bisogno di essere purificati, rivolgendosi a Gesù come il lebbroso: «Se vuoi, puoi purificarmi!». E ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione con cuore pentito, il Signore ripete anche a noi: «Lo voglio, sii purificato!». Così la lebbra del peccato scompare, ritorniamo a vivere con gioia la nostra relazione filiale con Dio e siamo riammessi pienamente nella comunità», assicura Francesco.

 

Inoltre oggi si aprono le iscrizioni alla Giornata mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Panama nel gennaio 2019. «Anch’io, alla presenza di due giovani, adesso mi iscrivo tramite internet. Dobbiamo prepararci! – commenta Francesco mentre clicca sul tablet – Ecco, mi sono iscritto come pellegrino alla Giornata Mondiale della Gioventù. Invito tutti i giovani del mondo a vivere con fede e con entusiasmo questo evento di grazia e di fraternità sia recandosi a Panama, sia partecipando nelle proprie comunità».

 

La XXXIV Giornata mondiale della Gioventù si terrà a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019, secondo quanto annunciato da papa Francesco il 31 luglio 2016 a Cracovia e dall’arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, il 20 gennaio 2017.

 

Prima dell’Angelus, il Pontefice sottolinea che in queste domeniche il Vangelo, secondo il racconto di Marco, presenta Gesù che guarisce i malati di ogni tipo. «In tale contesto si colloca bene la Giornata Mondiale del Malato, che ricorre proprio oggi, 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes – spiega il Papa – Perciò, con lo sguardo del cuore rivolto alla grotta di Massabielle, contempliamo Gesù come vero medico dei corpi e delle anime, che Dio Padre ha mandato nel mondo per guarire l’umanità, segnata dal peccato e dalle sue conseguenze».

 

L’odierna pagina evangelica, aggiunge Francesco, «ci presenta la guarigione di un uomo malato di lebbra, patologia che nell’Antico Testamento veniva considerata una grave impurità e comportava la separazione del lebbroso dalla comunità». La sua condizione, evidenzia Jorge Mario Bergoglio, «era veramente penosa, perché la mentalità del tempo lo faceva sentire impuro davanti a Dio e agli uomini». Perciò il lebbroso del Vangelo supplica Gesù con queste parole: «Se vuoi, puoi purificarmi!». All’udire ciò, prosegue il Papa, Gesù sente compassione. «È molto importante fissare l’attenzione su questa risonanza interiore di Gesù, come abbiamo fatto a lungo durante il Giubileo della Misericordia – sostiene Francesco – Non si capisce l’opera di Cristo, non si capisce Cristo stesso, se non si entra nel suo cuore pieno di compassione. È questa che lo spinge a stendere la mano verso quell’uomo malato di lebbra, a toccarlo e a dirgli: «Lo voglio, sii purificato!». Il fatto più sconvolgente è che Gesù tocca il lebbroso, perché ciò era assolutamente vietato dalla legge mosaica».

 

Infatti, aggiunge il Pontefice, «toccare un lebbroso significava essere contagiati anche dentro, nello spirito, cioè diventare impuri». Ma in questo caso «l’influsso non va dal lebbroso a Gesù per trasmettere il contagio, bensì da Gesù al lebbroso per donargli la purificazione». Secondo il Papa, «in questa guarigione noi ammiriamo, oltre alla compassione, anche l’audacia di Gesù, che non si preoccupa né del contagio né delle prescrizioni, ma è mosso solo dalla volontà di liberare quell’uomo dalla maledizione che lo opprime».

 

Poi il Pontefice saluta le famiglie, le parrocchie, le associazioni e tutti quanti sono venuti dall’Italia e da tante parti del mondo, in particolare, i pellegrini di Murcia (Spagna) e i bambini di Guimarães (Portogallo). Saluta la comunità congolese di Roma e si associa alla sua preghiera per la pace nella Repubblica Democratica del Congo. Ricorda che questa intenzione sarà «particolarmente presente nella Giornata di preghiera e digiuno che ho indetto per il 23 febbraio». Oggi, osserva Bergoglio, sono presenti tante parrocchie italiane e tanti ragazzi del dopo-Cresima, della professione di fede e del catechismo. «Non mi è possibile nominare ogni gruppo, ma vi ringrazio tutti per la vostra presenza e vi incoraggio a camminare con gioia e generosità, testimoniando ovunque la bontà e la misericordia del Signore – puntualizza – Un particolare pensiero rivolgo ai malati che, in ogni parte del mondo, oltre alla mancanza della salute, soffrono spesso la solitudine e l’emarginazione. La Vergine Santa, Salus infirmorum, aiuti ciascuno a trovare conforto nel corpo e nello spirito, grazie a una adeguata assistenza sanitaria e alla carità fraterna che sa farsi attenzione concreta e solidale. A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

Giacomo Galeazzi – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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