«La Madonna è l’arca sicura in mezzo al diluvio»

«Dove la Madonna è di casa il diavolo non entra, dove c’è la Madre il turbamento non prevale, la paura non vince», afferma Francesco nell’omelia della Messa celebrata nella basilica di Santa Maria Maggiore per la festa della Traslazione dell’icona della «Salus Populi Romani», recentemente restaurata. Maria, sottolinea il Pontefice, è «l’arca sicura in mezzo al diluvio, senza Madre non possiamo essere figli, senza di Lei non c’è amore e la fede rischia di diventare una bella favola». Ed è sempre da Maria che arrivano «conforto e speranza» non dalle «idee» o dalla «tecnologia».

 

«È Madre, non si vergogna mai di noi, anzi attende solo di poter aiutare i suoi figli», assicura Papa Francesco. «Siamo qui, come popolo di Dio in cammino, a sostare nel tempio della Madre – spiega -. La presenza della Madre rende questo tempio una casa familiare a noi figli. Insieme a generazioni e generazioni di romani, riconosciamo in questa casa materna la nostra casa, la casa dove trovare ristoro, consolazione, protezione, rifugio». Infatti, «il popolo cristiano ha capito, fin dagli inizi, che nelle difficoltà e nelle prove bisogna ricorrere alla Madre, come indica la più antica antifona mariana: sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».

 

Quindi, aggiunge Jorge Mario Bergoglio, «cerchiamo rifugio» in Lei come «i nostri Padri nella fede» che ci hanno insegnato «che nei momenti turbolenti bisogna raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio». «La Madre non è un optional, è il testamento di Cristo», sottolinea il Pontefice: «Abbiamo bisogno di Lei come un viandante del ristoro, come un bimbo di essere portato in braccio». Infatti, avverte, è «un grande pericolo per la fede vivere senza Madre, senza protezione, lasciandoci trasportare dalla vita come le foglie dal vento». Dunque «il Signore lo sa e ci raccomanda di accogliere la Madre».

 

Non si tratta di «galateo spirituale, è un’esigenza di vita», afferma il Papa. «Amarla non è poesia, è saper vivere. Perché senza Madre non possiamo essere figli. E noi, prima di tutto, siamo figli, figli amati, che hanno Dio per Padre e la Madonna per Madre». Inoltre, ricorda, «un tempo i perseguitati e i bisognosi cercavano rifugio presso le nobili donne altolocate: quando il loro mantello, che era ritenuto inviolabile, si stendeva in segno di accoglienza, la protezione era concessa». Così, prosegue il Pontefice, «è per noi nei riguardi della Madonna, la donna più alta del genere umano: il suo manto è sempre aperto per accoglierci e raccoglierci. Ce lo ricorda bene l’Oriente cristiano, dove molti festeggiano la Protezione della Madre di Dio, che in una bella icona è raffigurata mentre, col suo manto, ripara i figli e copre il mondo intero».

 

«La Madre custodisce la fede, protegge le relazioni, salva nelle intemperie e preserva dal male», assicura Bergoglio. «Chi di noi non ha bisogno di questo, chi di noi non è talvolta turbato o inquieto? Quante volte il cuore è un mare in tempesta, dove le onde dei problemi si accavallano e i venti delle preoccupazioni non cessano di soffiare!», esclama. «Non saranno le idee o la tecnologia a darci conforto e speranza, ma il volto della Madre, le sue mani che accarezzano la vita, il suo manto che ci ripara». Pertanto «impariamo a trovare rifugio, andando ogni giorno dalla Madre».

 

Da qui un’invocazione: «Non disprezzare le suppliche». «Quando noi la supplichiamo, Maria supplica per noi», sostiene il Papa. Che ricorda il «bel titolo in greco» per indicare la Madonna: «Grigorusa», ovvero «colei che intercede prontamente». «Questo prontamente è l’avverbio che usa Luca nel Vangelo per dire come è andata Maria da Elisabetta: prontamente, presto… Maria intercede per noi prontamente», aggiunge a braccio.

 

Maria «non ritarda, come abbiamo sentito nel Vangelo, dove porta subito a Gesù il bisogno concreto di quella gente: «Non hanno vino»», prosegue il Pontefice. Quindi, «così fa ogni volta, se la invochiamo: quando ci manca la speranza, quando scarseggia la gioia, quando si esauriscono le forze, quando si oscura la stella della vita, la Madre interviene». Lei è «attenta alle fatiche, sensibile alle turbolenze, vicina al cuore e mai disprezza le nostre preghiere, non ne lascia cadere nemmeno una».

 

Un episodio secondo Francesco può aiutare a capire: «Accanto ad un letto di ospedale una madre vegliava il proprio figlio, dolorante dopo un incidente. Quella madre stava sempre lì, giorno e notte. Una volta si lamentò col sacerdote, dicendo: «Ma il Signore non ha permesso una cosa a noi madri!». «Che cosa?», chiese il prete. «Prendere il dolore dei figli», rispose la donna»». Ecco, precisa il Papa, «il cuore di madre: non si vergogna delle ferite, delle debolezze dei figli, ma le vuole con sé. E la Madre di Dio e nostra sa prendere con sé, consolare e risanare».

 

Papa Francesco ricorda anche la Lumen Gentium attraverso la quale il Concilio Vaticano II insegna che «Maria è segno di certa speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio», cioè «il segno che Dio ha posto per noi e se non lo seguiamo, andiamo fuori strada, perché c’è una segnaletica della vita spirituale, che va osservata». Dunque, «essa indica a noi, ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, la Madre, che è già giunta alla meta». E «chi meglio di lei può accompagnarci nel cammino? Che cosa aspettiamo? Come il discepolo che sotto la croce accolse la Madre con sé, fra le cose proprie , anche noi, da questa casa materna, invitiamo Maria a casa nostra».

 

Infatti, evidenzia il Papa, «non si può stare neutrali o distaccati dalla Madre, altrimenti perdiamo la nostra identità di figli e di popolo e viviamo un cristianesimo fatto di idee e di programmi, senza affidamento, senza tenerezza, senza cuore». Senza cuore, però, «non c’è amore e la fede rischia di diventare una bella favola di altri tempi» La Madre, invece, «custodisce e prepara i figli. Li ama e li protegge, perché amino e proteggano il mondo».

 

Perciò, esorta Bergoglio, «facciamo della Madre l’ospite della nostra quotidianità, la presenza costante a casa nostra, il nostro rifugio sicuro, affidiamole ogni giornata, invochiamola in ogni turbolenza. E non dimentichiamoci di tornare da lei per ringraziarla». «Liberaci da ogni pericolo», è la preghiera conclusiva di Francesco. «Il Signore stesso sa che ci occorrono rifugio e protezione in mezzo a tanti pericoli». Per questo, continua, «nel momento più alto, sulla croce, ha detto al discepolo amato, a ogni discepolo: «Ecco tua Madre!»».

 

Infine alzando gli occhi verso i fedeli riuniti nella Basilica liberiana, dove lui si recava in preghiera sin dai tempi in cui veniva a Roma da vescovo, il Papa dice: «Questa casa materna è la nostra casa». Poi, prima di lasciare Santa Maria Maggiore, esorta con una battuta i fedeli a venerare l’Icona oggi esposta nella sua versione restaurata dai Laboratori dei Musei Vaticani: «Adesso guardandola, appena uscita dall’ospedale, guardiamola con tenerezza e salutiamola come l’hanno salutata i cristiani di Efeso. Tutti insieme, per tre volte: «Santa Madre di Dio». Tutti insieme: «Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio»».

Giacomo Galeazzi – VaticanInsider

Chiesa cattolica svizzera

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