Dialogo, fiducia tra le parti, ricostruzione dei cuori, accoglienza: è lo sforzo che il Papa, parlando ieri al Corpo diplomatico, ha chiesto per raggiungere la pace nei punti più caldi del pianeta a partire dalla penisola coreana e dalla Siria, sempre nel cuore di Francesco. «Il Papa ha toccato il centro del problema di oggi in Siria» commenta commosso il cardinale e nunzio nel Paese, mons Mario Zenari.
«E’ facile», spiega, «farsi impressionare dalle macerie evidenti in tante città come Aleppo, Homs, Raqqa, Deir Ezzor, macerie prodotte da più di sette anni di guerra», ma «non è quella la vera distruzione». Il nunzio parla di una rottura profonda nei cuori e nel tessuto sociale che il Papa chiede di ricucire, di risanare. «Quel mosaico multietnico e multireligioso che un tempo rappresentava questo Paese, ora non c’è più «.
Le bombe in realtà non si fermano: Damasco è sotto attacco israeliano e continuano i raid nella provincia nord occidentale di Idlib. A pagare le conseguenze di tutto questo sono soprattutto i bambini, denuncia il cardinale Zenari .»Sono stati testimoni delle violenze peggiori: molti sono rimasti orfani e hanno visto uccidere i loro genitori , molti sono stati sfruttati sessualmente o arruolati. Quindi ricordiamoci, come ha detto il Papa nel Messaggio natalizio, di iniziare a riparare le ferite profonde che sono nei loro animi».
Nel discorso al Corpo diplomatico, il Papa per il futuro della Siria ha raccomandato anche «un clima propositivo di accresciuta fiducia tra le parti». Ma come è possibile realizzarlo in queste condizioni di precarietà? Per il cardinale Zenari si tratta di una «sfida enorme» che non deve scoraggiare, ed «è rivolta soprattutto alle religioni presenti in Siria». «I leader religiosi in questo momento», afferma, «devono essere gli architetti, gli ingegneri di questo risanemento degli odi e della sete di vendetta: è un dovere che si impone perentoriamente».
Ed il rientro dei cristiani profughi negli Stati vicini, che il Papa tanto raccomanda? Per mons Zenari questo è una tasto doloroso. «Loro», osserva, «che hanno un ruolo fondamentale nella ricostuizione, proprio per lo spirito che li contraddistingue , rientrano, per così dire, col contagocce. Per la loro mentalità i cristiani rappresentano in Siria una finestra aperta sul mondo che la guerra ha socchiuso. Spero. conclude il nunzio- che questa finestra possa riaprirsi».
Gabriella Ceraso- Città del Vaticano – VaticanNews
Chiesa cattolica svizzera
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