Mazzolari e Milani, degli esempi per il Papa

I profeti sono necessari, danno degli scossoni, fanno compiere dei balzi in avanti alla storia, escono dagli schemi. I profeti rappresentano un po’ quello che secondo la teoria di Thomas Kuhn sarebbe (più o meno) la dinamica dello sviluppo della scienza: per salti, adeguati alle premesse, non strappi ma salti.

L’omaggio che Francesco ha reso ieri alle tombe di due profeti del cattolicesimo italiano dello scorso secolo, don Primo Mazzolari (1890 – 1959) parroco di Bozzolo, provincia di Mantova, diocesi di Cremona, dove il fiume Po alimenta e plasma la storia e la fede di un popolo, e don Lorenzo Milani (1923-1967) parroco di Barbiana, diocesi di Firenze, educatore dei poveri, sottolinea il valore e il coraggio di due pastori che oltre 50 anni fa osarono il cambiamento di stile, di parola e di opere nell’Italia e nella Chiesa di allora.

Due uomini incompresi perché davano voce ai poveri delle loro terre, stavano col popolo, pensavano che la dottrina fosse da applicare con un saggio discernimento che tiene in considerazione l’anima della singola persona e «la legge della gradualità». Bergoglio ha riletto ieri alcuni testi scomodi di Mazzolari e Milani, parole che sembrano uscire dal Magistero del Papa delle periferie, se non fossero stati scritti oltre 50 anni fa da due poveri preti. Due preti appunto. Per Francesco, indipendentemente dal fatto che la Chiesa ci metta il suo tempo a riconoscere eventualmente la santità di entrambi, questi due sacerdoti che amavano il proprio tempo e Cristo incarnato nella storia, nella realtà concreta della gente, sono due esempi. Austeri verso loro stessi ma misericordiosi, obbedienti alla Chiesa ma «in piedi», con dignità, sono testimoni che non escono dalla Chiesa ma dal suo interno non «stanno a guardare» e animati dal Vangelo sanno parlare e agire in anticipo rispetto al mondo e alla Chiesa stessa.

I profeti, di ieri e di oggi, d’altronde, sono mossi dallo Spirito Santo, quello Spirito che spinge la Chiesa a comprendere la verità rivelata, quello Spirito che suggerisce «cosa dire», come rammenta la stessa Parola di Dio. Francesco, i cui tratti ricordano indubbiamente la «pasta» schietta, sobria, misericordiosa, esperta di umanità reale e non virtuale, che fu di Primo Mazzolari e di Lorenzo Milani, non poteva dunque non omaggiare questi due grandi uomini indicandoli come esempio per i preti di oggi.

Entrambi non rimpiansero la Chiesa del passato, ma cercarono di cambiare quella loro contemporanea e il mondo. Francesco, lo si è capito bene in entrambe le tappe del suo pellegrinaggio privato, si è come immedesimato negli aneliti di Mazzolari e Milani. Una Chiesa che guarda avanti, che abbraccia e non condanna, accompagna e sostiene, sta con gli ultimi, cerca il popolo, non divide nella sua missione la proposta rivolta a «quelli dentro», dà accoglienza a quelli che si pensa siano «fuori». Una Chiesa profeticamente in movimento. È l’esempio di Mazzolari, di Milani ed è il sogno grande di Francesco.

Cristina Vonzun (Giornale del Popolo)

Chiesa cattolica svizzera

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