@Pontifex_it al tempo di Francesco. Due Papi e 1.096 tweet

Quasi un mese prima, nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2012, era stato lo stesso Benedetto XVI ad anticiparlo: «Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità». Non una menzione diretta, ma furono in molti a riconoscere in quelle parole i «cinguettii» ideati da Jack Dorsey.

Un mese dopo, il 23 febbraio 2012, Benedetto XVI sbarcava su Twitter. Certo non di persona, ma grazie alla mediazione del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, allora presieduto da mons. Claudio Maria Celli. Dopo l’esperienza di Pope2you, tutt’ora in corso, si voleva cogliere l’occasione della Quaresima per lanciare brevi riflessioni a firma del Pontefice. «Abbiamo scelto delle piccole frasi – spiegava allora mons. Celli – pensando che un modo per far conoscere ai giovani il messaggio del Papa fosse proprio quello di utilizzare un mezzo che oggi i ragazzi usano ampiamente». Nello stesso giorno vennero lanciati anche gli account in lingua inglese e francese, cui si sarebbero aggiunti quelli in lingua polacca (12 marzo 2012), tedesca (13 marzo) e spagnola (15 marzo). Ultimi in ordine di tempo quelli in lingua latina, portoghese e araba (23 novembre), per un totale di 9 lingue. Il più seguito? Quello spagnolo, con 12,6 milioni di follower.

Un successo immediato di pubblico e di critica, che dimostrava una volta di più come la Chiesa, senza cambiare il contenuto del messaggio che è chiamata ad annunciare, fosse in grado di veicolarlo con i mezzi più all’avanguardia. Oggi, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, un periodo di sede vacante – periodo silenzioso, per l’account Twitter – e il passaggio di consegne a Francesco, Twitter continua ad essere un seguìto mezzo di diffusione del pensiero dei pontefici. Che in tempi di bugie digitali e falsi Osservatori Romani non è poca cosa. Non un account strettamente personale, ma «dei papi», modello per quelli di cariche pubbliche e della politica, come il celebre @POTUS dei presidenti degli Stati Uniti, lanciato da Obama nel 2015 e recentemente ereditato da Donald Trump.

Sebbene, come già Benedetto XVI prima di lui, anche Francesco non sia l’autore materiale dei suoi celebri «cinguettii» ma si limiti ad approvarli prima della pubblicazione, Twitter si è finora dimostrato particolarmente adatto allo stile dell’attuale Pontefice. Immediato nella sua essenzialità, efficace nel puntare sull’emozione più che sull’elaborazione, il celebre uccellino sembra uscito dall’inventiva di un predicatore gesuita di due secoli fa. Ma cosa succede davvero sull’account Twitter del Papa?

Oltre i 1.000

Tanto, in effetti. Sul finire dello scorso anno @Pontifex_it ha superato i 1.000 tweet (1.095 al momento in cui si scrive, saranno 1.096 all’ora di pranzo), contando solo quelli di Francesco. I messaggi di Benedetto XVI sono infatti stati archiviati dai media vaticani e non sono più disponibili sull’account. Il primo tweet di Benedetto XVI risale al 12 dicembre 2012: «Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore». Partì in inglese prima del tempo, alle 11:30, rovinando la ricercata coincidenza delle 12:00 del 12/12/12. L’ultimo di papa Ratzinger porta invece la data del 28 febbraio 2013: «Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita».

E i 4 milioni in italiano
Anche in termini di follower – gli utenti che seguono un account e ne leggono abitualmente i messaggi – il successo di @Pontifex_it è di tutto rispetto. Oltre 4 milioni i follower nel febbraio 2017 (4,2 milioni al momento in cui si scrive) e in continua crescita. Decisamente non c’è partita con i quasi 20mila dell’account ufficiale del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inaugurato nel 2009, o i poco più di 100mila di quello di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra. Certo siamo lontani dai numeri di un altro Justin, il Bieber cantante, che di milioni ne fa quasi 92, o della collega Katy Perry, che ha superato i 95. Nel complesso, comunque, considerando tutti gli account in lingua, il Papa può vantare oltre 32 milioni di follower. Qualcuno potrebbe obiettare che il successo, specie in campo religioso, non sta nella quantità. Sacrosanto.

Pregate per me

Follower significano anche retweet e «Mi piace». In quanto a retweet, @Pontifex_it fa segnare un invidiabile 100% di messaggi rilanciati dagli altri utenti. Anche su Twitter, comunque, si conferma l’attenzione di Francesco per la preghiera. Il tweet più ritwittato (10.819 retweet e 7.113 risposte al momento in cui si scrive) risale al 17 marzo 2013 ed è quasi il refrain di un pontificato:

 

Laudato Si’ e giovani

A conti fatti, può sembrare scontato. Twitter, come molti social network, è per lo più patria di giovani. Non stupisce, quindi, che l’hashtag più usato dal Pontefice sia #LaudatoSi e che la stessa enciclica, particolarmente popolare fra i giovani, faccia registrare su @Pontifex_it un picco di tweet il 18 giugno 2015: ben 39 in un solo giorno, contro medie spesso unitarie. Non è una data a caso: quel giorno nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano viene infatti presentata l’enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune. Da #JMJ e #Rio2013, hashtag della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, a #Krakow2016, ampio risalto è poi dato alle iniziative che coinvolgono i più giovani. Non mancano però temi scottanti di rilevanza globale, dalle migrazioni (#Migrants) alla fame nel mondo (#ZeroHunger), dal bisogno di pace (#PrayForPeace) al contrasto alla pena di morte (#NoDeathPenalty).

Una parola vale più di mille immagini

Contravvenendo – solo su Twitter – al proverbio che vuole le immagini valere più delle parole, il 99% dei tweet del Papa contengono solo testo. Solo 7 le immagini inviate, che acquistano ancora maggior significato: la foto di una coppia di bambine irachene in un campo di fortuna scattata dalla Caritas statunitense (Catholic Relief Service), la preghiera di fronte alla tilma che reca l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe, il chirografo con la benedizione alla «grande comunità digitale», lo stendardo della canonizzazione di madre Teresa di Calcutta, la preghiera fra le macerie di Amatrice, lo stendardo esposto alla canonizzazione di Giovanni Paolo II per accompagnare il suo invito a «non avere paura» e infine l’incontro a Lund con Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale. Ad esse si aggiunge un solo video: il video-messaggio per i cristiani iracheni inviato il 6 dicembre 2014 (e oggi non più visibile su Twitter).

Fine settimana e tweet a pranzo

Presente, anche se di misura, una preferenza per i cinguettii al venerdì, sabato e domenica (51% dei tweet totali). Nonostante Francesco abbia poi messo in guardia dall’uso di cellulari e TV mentre la famiglia è riunita a tavola, strategie (probabilmente) di visibilità sui social media collocano la maggior parte dei suoi tweet (75%) fra le 9 e le 14, ora italiana. A conferma dell’importanza della convivialità nel pensiero di Francesco, letti prima o dopo il pranzo questi tweet sono il modo del Pontefice per entrare nelle case degli italiani. Perché «sedersi intorno alla tavola non vuol dire solo dividere il cibo ma condividere affetti, racconti, eventi, ed allora via dalla sala da pranzo telefonini e TV, perché se ognuno mangia per conto suo non è «famiglia», è un pensionato». Un albergo, che per giunta non offre il Wi-Fi.

(Caffé Storia)

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/pontifex_it-al-tempo-francesco-due-papi-1-096-tweet/