La proposta, dal titolo «Un minuto per la pace», è per la festa del Corpus Domini, l'8 giugno alle ore 13.
«Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono in grado di fornire nuove soluzioni alle sfide dello sviluppo» e «possono promuovere la crescita economica, la competitività, l'inclusione sociale». Nasce da queste motivazioni la decisione dell'Assemblea generale di istituire, nel 1972, la Giornata mondiale dell'informazione sullo sviluppo, per richiamare l'attenzione del mondo sulla necessità di rafforzare la cooperazione internazionale, tanto più urgente nell’attuale contesto di globalizzazione e interdipendenza economica degli Stati. Per questo fu scelta la data coincidente con la Giornata delle Nazioni Unite, a sottolineare il ruolo centrale dello sviluppo dei popoli nella missione dell’Onu.
Portano la voce di 390 etnie, provengono da tutti i Paesi della regione Panamazzonica. Sono i rappresentanti dei popoli indigeni che partecipano al Sinodo come uditori.
«Salute dei popoli, salute del Pianeta: la nostra responsabilità su cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico e salute». Intorno a questo tema s’interrogano da ieri fino al 4 novembre una quarantina di esperti, accademici, ricercatori, giuristi, politici giunti da Europa, America, Asia, convocati dalla Pontificia Accademia delle Scienze (Pas), per una tre giorni – a porte chiuse – nella sede della Casina Pio IV in Vaticano.
Rispettare i diritti e le culture dei popoli indigeni: questo, in sintesi, l’appello lanciato il 20 settembre dall’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra. Il presule è intervenuto nell’ambito della 36.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani dedicata, nello specifico, alle popolazioni indigene.
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