E’ un augurio di fraternità per il mondo quello che il Papa ha rivolto stamani nel tradizionale Messaggio natalizio al termine del quale ha impartito la Benedizione Apostolica «Urbi et Orbi». Francesco ha ricordato diversi Paesi del mondo, bisognosi di pace e riconciliazione, e ha rivolto un pensiero particolare ai cristiani che festeggiano il Natale in contesti ostili, auspicando che tutte le minoranze possano veder riconosciuta la libertà religiosa.
In vista dell’incontro di febbraio sulla protezione dei minori, il Comitato organizzatore auspica che i vescovi incontrino nei propri contesti le vittime degli abusi. Un esempio forte in questo senso è stato dato da Papa Francesco e Benedetto XVI.
Il Pontefice riceve in Vaticano la delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte e ringrazia tutti per il lavoro svolto per l’abolizione universale di questa crudele forma di punizione. Una sintesi del discorso consegnato
Alla Messa a Casa Santa Marta, il Papa parla della consolazione e fa riferimento ai martiri di oggi, come i copti uccisi sulla spiaggia della Libia. La consolazione – esorta – deve essere lo stato abituale del cristiano. Oggi però il mondo cancella, di fatto, dal dizionario la parola tenerezza.
No alla mentalità del mondo: l'invito del Papa all'Angelus di oggi. «Il centro della nostra vita è Gesù e la sua parola di luce, di amore, di consolazione».
Un convegno oggi a Roma sulla Laudato si’ ripercorre il Magistero sulla salvaguardia della «casa comune» e la valorizzazione del lavoro nei campi.
Il tempo di Avvento è un tempo per costruire la pace nella propria anima, nella famiglia e nel mondo, senza cercare qualche scusa per fare la guerra. Lo ricorda stamani Francesco nell'omelia della Messa a Casa Santa Marta
Si celebra, ogni 2 dicembre, la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù: ancora 40 milioni di schiavi soprattutto donne e bambini. Le cause: povertà, guerre, totalitarismi e l’estendersi del commercio mondiale.
Non lasciamoci opprimere da una vita egocentrica e non viviamo il Natale come una festa mondana, preoccupandoci solo di che cosa comprare. Francesco lo raccomanda all'Angelus. Poi il ricordo del Papa per la Siria, martoriata dalla guerra.
Papa Francesco parla della nostra fine e della fine del mondo, la «mietitura» del Libro dell’Apocalisse. «Come sarà la mia fine? Come vorrei che il Signore mi trovasse quando mi chiamerà?». Pensare a questo è saggio e ci aiuta ad andare avanti, fino all’incontro con Dio, un rendiconto ma anche un momento «di gioia».
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