Roberto Aita, missionario laico assieme alla moglie Loira, entrambi di Biella ma ora residenti a Stabio e fondatori dell’associazione GERmission (www.germission.org), portano la loro testimonianza nella parrocchia di Besso.
«Il Natale è sempre nuovo, perché ci invita a rinascere nella fede, ad aprirci alla speranza, a riaccendere la carità. Quest’anno, in particolare, ci chiama a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo – migranti, profughi e rifugiati – in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate da ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici», ha sottolineato il Papa questa mattina.
Trentacinque storie di vocazioni e missioni, tra cui Nek, miss Germania 2006, Torsten Hartun, don Xhuli, nel libro di don Arturo Cattaneo con prefazione di Fisichella.
La rappresentazione 3D è stata realizzata da un artista a partire dagli studi di un professore dell’Università di Padova, studioso della reliquia.
Specialmente in Europa, nota il Papa, si tende ad eliminare dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma in realtà, spiega, senza Gesù non c’è Natale.
L'omelia dell'Amministratore apostolico del Patriarcato latino: «Chiesa di Terra Santa, non farti spaventare da povertà e insicurezza. La strada di Dio non è quella della forza».
Nell’omelia della celebrazione eucaristica in San Pietro, Papa Francesco ha ricordato che la Buona Notizia è arrivata prima ai pastori, considerati «pagani, peccatori e stranieri», e la fede di questa notte ci spinge ad una nuova «immaginazione della carità», a relazioni in cui nessuno si senta forestiero, senza un posto in questa terra.
Don Pierangelo Regazzi spiega che è per questo motivo che oggi, 2 novembre, la Chiesa celebra la festa dei morti. «Sì, perché proprio di festa bisogna parlare».
Al centro della catechesi di Papa Francesco il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci da parte di Gesù, a conclusione del quale «tutti si sono saziati»: «Quando Gesù ci perdona i peccati, ci abbraccia, ci ama, mai fa a metà: tutto! Gesù riempie il nostro cuore e la nostra vita del suo perdono, del suo amore, della sua compassione».
Alcuni ragazzi raccontano del segno che le giornate di Cracovia hanno lasciato nella loro vite. Dilip Singh afferma: «Essere cattolici non significa soltanto andare a messa la domenica e pregare, ma è un impegno a condividere con gli altri l’importanza di Dio». Robin Shrestha, volontaria Caritas: «Dopo anni di promesse, la gioventù nepalese è pronta a passare all’azione».
‹›