Una città che va avanti con grande impegno e dignità, ma che resta profondamente ferita nelle strutture e nella popolazione.
La Fondazione pontificia intensifica l’impegno per garantire aiuti ai cristiani libanesi colpiti dalla tremenda esplosione dello scorso 4 agosto.
Una colonna di fumo nero si è alzata oggi, giovedì 10 settembre, poco dopo mezzogiorno nel cielo della città.
Il Santo Padre ha inviato un messaggio nella giornata universale di preghiera e digiuno per lo Stato mediorientale. Il cardinale Parolin in visita a Beirut.
La fondazione pontificia «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» prega per le vittime e i feriti dell'immane tragedia che ha insanguinato ancora una volta il Libano.
L'esplosione avvenuta il 4 agosto all'interno del porto di Beirut ha colpito un Paese già sull'orlo del collasso sociale ed economico, oltre ad essere nel pieno della pandemia di coronavirus.
Si calcola che siano fino a 250 mila le persone rimaste senza riparo a causa del crollo di case, chiese, ospedali, alberghi ed edifici pubblici.
Molte le offerte di aiuto ricevute dal Libano in queste ore dopo le esplosioni.
Avvolto nel disastro siriano il Libano sembra non essere più il «messaggio» di cui parlò Giovanni Paolo II. Per alcuni dei principali intellettuali libanesi, non solo cristiani, il Papa è uno dei pochi punti di riferimento mondiali «in sintonia» con l’umanità di oggi.
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