La Facoltà di teologia di Lugano si è espressa attraverso un comunicato stampa in merito all'apertura di un’indagine penale nei confronti di un professore emerito, oggi ottantenne.
Nel comunicato del ministero pubblico l'inchiesta prosegue il suo regolare corso con l'imputato a piede libero.
L'accusa era stata presentata dall'Associazione dei liberi pensatori lo scorso 18 febbraio ma il Procuratore generale del Canton Friborgo ha ritenuto che questa sia basata unicamente su elementi desunti dai media, e infondati.
Assolto in appello dall'accusa di non aver denunciato un sacerdote autore di abusi negli anni '70 e '80 nella diocesi di Lione, in Francia, il porporato aveva presentato le sue dimissioni già l'anno scorso, ma il Papa non le aveva accolte invocando la presunzione d'innocenza.
Il cardinale: «Gli attacchi feriscono la credibilità della Chiesa. Sono convinto che Francesco faccia tutto il possibile contro gli abusi. I vescovi americani dovevano inviare prima i testi a Roma».
Nuovo comunicato dell'ex nunzio che replica a Ouellet: non chiede più le dimissioni di Papa Francesco ma continua ad accusarlo di aver coperto il cardinale statunitense.
L’ex nunzio pubblica un altro documento dal suo luogo «segreto» rilanciato all’unisono dal network di media amici. Sulla mancata risposta vaticana: «Chi tace acconsente».
La tv di Stato di Pechino mette in dubbio la veridicità del video e dell’immagine del bambino di Aleppo vittima del conflitto. Un prodotto creato ad arte per fornire le «scuse umanitarie» all’Occidente per un intervento diretto nel Paese. Il filmato girato e rilanciato da un gruppo vicino all’esercito britannico.
Hanno «ammazzato» Alex e Alex è vivo… oggi a Rio forse canterebbe così anche Francesco De Gregori, sostituendo il suo Pablo con il nome di Schwazer. È difficile non rendersi conto che la punizione della Iaaf, otto anni di squalifica al marciatore azzurro, non è stata esemplare ma eccessiva, soprattutto per come è stata trattata la positività dell’atleta. Una positività che non è certa neppure dopo l’ultima udienza al Tas a Rio. Un processo kafkiano, un atleta che deve pagare di tasca propria la trasferta dall’altra parte del mondo per vedersi giudicato in uno studio di avvocati, lontano dai luoghi olimpici per non disturbare gli altri atleti. Come se Schwazer fosse un alieno e di quel mondo non avesse mai fatto parte.
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