Anche il NO serve ! No ?

Di Don Emanuele Di Marco

Niente di politico – sebbene le recenti votazioni una bella manciata di « no » l’avrebbero meritata. E non si tratta neppure della valutazione dello spettacolo per l’inaugurazione di AlpTransit del 1 giugno (anche in questo caso, un « no » avrebbe tolto l’imbarazzo di vari commenti). Ma neanche la risposta a chi ci propone di basare la nostra vita sulle possibilità tecniche. I « no » che desideriamo affrontare sono quelli « che aiutano a crescere », come ricorda la psicoterapeuta infantile Asha Phillips. Sì, perché nella nostra struttura umana abbiamo bisogno dei limiti, affinché il cammino sia aiutato ad essere indirizzato verso una mèta. Lasciare l’assoluta libertà, indistinta, non è servizio all’uomo. Già dalla tenera età l’infante va accompagnato alla scoperta dei suoi orizzonti, di ciò che è permesso e di cosa non lo è. Già dai due anni infatti, il bambino « necessita » di tanti no : probabilmente è questa la parola più sentita a quell’età. L’indipendenza dettata dalla libertà di movimento, il desiderio di scoperta, la spinta all’esplorazione portano il bambino ad imbattersi in una serie di cose da « non fare ». Ed è proprio qui, o meglio da qui, che scopre giorno per giorno dove arriva il proprio limite. Rendersi conto che non può affacciarsi dalla finestra, o mettere le mani sul vetro del forno acceso, o addentare un palloncino gonfio è un’esperienza che lo aiuterà e lo salverà in molte situazioni. Non è facile dire « no » : pare una violenza alla libertà che diamo all’altro ed il desiderio di porre un freno alle sue possibilità. Tuttavia ci rendiamo facilmente conto che, se non fosse così, la vita del bimbo verrebbe facilmente messa in pericolo. E non solo… ben sappiamo che il « no » ricevuto ha un valore di investimento per mille altre situazioni, nelle quali il bambino avrà occasione di esercitare e ricordare quel « no » ricevuto. Ma perché il « no » detto ha valore per il bambino ? Perché c’è un legame tra lui e chi glielo dice. Ed è importante capire perché il bambino coglie la rilevanza del « no » ricevuto. Alla base dei « no », c’è quindi un problema di relazione. Se mi verrà detto da qualcuno che non conosco, o che non ha nulla a che fare con quella mia azione, o ancora peggio è qualcuno che non vuole il mio bene, il « no » perde di rilevanza per la mia scelta. Se invece chi me lo dice è chiaro che vuole il mio bene, a quel punto il « no » che ricevo è inserito in un « sì » molto più ampio. « Non mettere le mani sul vetro del forno acceso » diventa il « voglio che tu stia bene ed eviti di scottarti ». È fondamentale quindi che nei vari ambiti della propria vita ci si interroghi sui « no » ricevuti e dati. Qual è la relazione che mi porta ad un « no », e se c’è un orizzonte molto più ampio nel quale questo è inserito. Le regole ed i limiti consentono quindi di avere un tracciato indicato. Una strada. Un cammino certo. Il limite e la regola sono ciò che ci permettono di essere ciò che siamo e di divenire grandi e maturi. Non dobbiamo quindi avere paura dei « no », soprattutto se questi, in fondo, sono dei « sì ».

Chiesa cattolica svizzera

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