Chiesa svizzera: procedura più rapida per diritto d'asilo

Sì ad una procedura più rapida, ma occorre una maggiore tutela legale per i richiedenti asilo: è quanto sottolinea la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale svizzera, in una nota diffusa in vista del referendum nazionale del 5 giugno sulla modifica della legge relativa al diritto d’asilo, che mira ad accelerare le procedure d’esame delle singole richieste.

Garantire le possibilità di presentare ricorso
Riconoscendo la necessità di ristrutturare l’ambito del diritto d’asilo, Giustizia e pace evidenzia che «dal punto di vista etico, il desiderio di accelerare le procedure di trattamento delle domande d’asilo deve essere accompagnato dalla garanzia di una consulenza legale gratuita», insieme alla tutela, a livello costituzionale, della «possibilità di presentare ricorso», perché «fare domanda d’asilo è un diritto fondamentale».

Migliorare l’integrazione di coloro che ricevono risposta positiva
Certamente – scrivono i presuli – ridurre i tempi burocratici significa eliminare quel «tempo perso» in cui i richiedenti asilo «vivono nell’attesa e nell’incertezza, costretti all’ozio», senza potere «pianificare il loro futuro». Al contempo, i vescovi elvetici auspicano che si migliori sia «la possibilità di integrazione per coloro che ricevono una risposta positiva», sia le condizioni di chi viene respinto e potrà, così, «lasciare la Svizzera senza essere condannato ad anni di attese». Ma c’è un «ma», aggiunge Giustizia e pace: «L’accelerazione della procedura d’asilo presuppone che lo Stato di diritto e l’equità di tale procedura siano garantiti», soprattutto per le possibilità di presentare ricorso. Pertanto, «l’introduzione di un supporto e di una consulenza legale gratuita è ancora più importante».

Necessarie tutele legali qualificate
«Una decisione sbagliata – spiega infatti la Commissione episcopale – può portare a conseguenze fatali», dato che la richiesta d’asilo riguarda «i diritti esistenziali della persona, la sua stessa vita». In questo contesto, per un richiedente asilo «che non ha familiarità con il sistema giuridico svizzero» e che non conosce la lingua «è praticamente impossibile comprendere adeguatamente le procedure». Di qui, il richiamo della Chiesa di Friburgo alla necessità di «tutele legali qualificate». Nel complesso, quindi, Giustizia e pace dice sì alla proposta di modifica dell’attuale legge sul diritto d’asilo, perché «l’accelerazione delle procedure è più vantaggiosa», ribadendo, però, l’importanza di garantire gli eventuali ricorsi.

Cosa prevede la riforma
Se la riforma verrà approvata dal referendum, in futuro le procedure più semplici, quelle che non richiedono particolari accertamenti, non dovrebbero durare più di 140 giorni, contro 277 attuali, mentre i casi di ricorso non dovrebbero superare un anno, contro i due attuali. Per realizzare questa riforma è prevista una maggiore centralizzazione delle competenze. Le procedure più semplici (circa il 60% dei casi) verranno svolte in futuro in nuovi centri di accoglienza gestiti direttamente dalla Confederazione, in cui opereranno funzionari federali, traduttori, rappresentanti legali e consulenti per il ritorno. Per le procedure più complesse, i richiedenti l’asilo saranno alloggiati nei centri dei Cantoni. (A cura di Isabella Piro)

(Da Radio Vaticana)

Chiesa cattolica svizzera

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