Il sogno di Mustafa... e il mio

Di Daria Lepori

Chissà dove vive Mustafa oggi? Me lo sono chiesta diverse volte da quando, nel 2011, la sua strada e la mia si sono incrociate. A dire il vero parlare di strade non è proprio corretto perché il nostro incontro è avvenuto su una piroga a motore. Ero nel sud del Senegal e io stavo visitando un nostro progetto, volto a migliorare la situazione alimentare ed economica della popolazione locale. Mustafa stava rientrava a Niodior, il suo paese, dopo essere stato sulla terra ferma. Mentre navigavamo nei canali del delta del fiume Saloum, in un francese fortemente colorato dal serer, la lingua locale, mi ha detto del suo sogno: raggiungere il fratello carrozziere a Marsiglia, metter su famiglia, costruirsi un futuro.
Non so se Mustafa ha potuto realizzare questo suo sogno o se e dove si sia infranto: le varianti sono molte, non voglio elencarle, le conosciamo tutti. Ma ce n’è una che mi conforta proiettare nel mio «cinema interiore» e ora ve la riassumo: vedo Mustafa in procinto di sposarsi con Fatumata (nome di fantasia), una ragazza che potrebbe aver conosciuto a M’Bour durante l’incontro annuale di tutte le associazioni di cui in Senegal Sacrificio Quaresimale sostiene i progetti. Non può essere stato che amore a prima vista, anche se forse è più ciò che li differenzia rispetto a ciò che li accumuna. Perché lui è pescatore mentre lei potrebbe essere cittadina; lui si è fermato alla scuola dell’obbligo e lei ha probabilmente seguito studi commerciali; lui non ha mai lasciato il suo paese, lei potrebbe essere già stata in Europa per, mi immagino, presentare il lavoro dell’associazione per la quale è impiegata come animatrice. Sono sicura però che c’è una cosa che li accomuna: la voglia e il coraggio di costruirsi un futuro nel paese in cui sono nati e ciò è sicuramento più forte delle differenze.

Chiesa cattolica svizzera

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