Sottosopra

di Daria Lepori
In questi tempi di «buste viola» (quelle distribuite nelle parrocchie per conservarci il risparmiato frutto delle nostre rinunce) l’episodio accaduto lo scorso anno in Senegal è ancora più bello da raccontare.
Lo scenario in cui si svolge è l’incontro annuale delle Ong partner di Sacrificio Quaresimale nel paese africano. Una ventina di persone discutono con il nuovo direttore, in visita per la prima volta in questa veste in Senegal. In un confronto tra «pari», vanno in scena le difficoltà e i successi; sono presentati i risultati e le sfide ancora da cogliere. Patrick Renz, per illustrare come in Svizzera lavoriamo per raccogliere i mezzi necessari alla realizzazione dei progetti, accenna alla colletta quaresimale. Qualcuno interviene: forse che anche nella ricca Svizzera ci sono persone povere, che fanno fatica a stare al mondo? Il direttore presenta la situazione dei più svantaggiati, come i richiedenti l’asilo, le famiglie monoparentali, i diversamente abili in età avanzata…
A questo punto, una delle persone presenti va a prendere una calebasse; si tratta di un recipiente tradizionale ottenuto facendo essiccare una grossa zucca. La depone per terra al centro coprendola con uno scialle bianco. Allora ogni responsabile di Ong senegalese si alza e depone nel recipiente un piccolo obolo. È la calebasse de solidarité, lo strumento che si sta affermando in Senegal per superare la povertà. Serve alle famiglie a uscire dalla spirale dell’indebitamento e a vivere meglio il periodo dell’anno in cui il cibo scarseggia, la soudure. Ciò che si raccoglie è destinato ad aiutare chi fa più fatica o condiviso o usato per progetti comuni.
Tuttavia quel giorno, la somma di tanti piccoli risparmi non è stata utilizzata all’interno del gruppo che l’ha raccolta, come si fa di solito. Il direttore di Sacrificio Quaresimale ha ricevuto l’incarico di portarla con sé in Svizzera e di darla a persone nel bisogno.

Chiesa cattolica svizzera

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