Amicizia e celibato

Di Manuela Masone
Nei giorni scorsi una notizia ha fatto scalpore e seminato incertezza: la BBC stava per trasmettere un documentario nel quale si sarebbe rivelato il carteggio inedito tra Giovanni Paolo II e una donna. Mentre alcuni media introducevano il sospetto sulla natura della relazione, altri rassicuravano sul fatto, come è stato poi confermato dagli autori del filmato, che nulla portava a credere che vi fosse stata «rottura del celibato».
Questo fatto mi porta a riflettere sul valore che diamo alle relazioni umane nella vita cristiana e soprattutto in quelle scelte di vita come il sacerdozio o la consacrazione, nelle quali liberamente si sceglie di non sposarsi e di non avere relazioni sessuali per rispondere ad una chiamata particolare suscitata dall’amore di Dio nei nostri confronti.
Spesso queste scelte di vita sono state viste o vissute come la rinuncia all’amore umano per amare Dio e l’umanità (intesa in senso globale, quasi come se esistesse un modo indistinto di amare che non ha bisogno di relazioni interpersonali). A questo si è aggiunta una comprensione univoca dell’espressione «amare il prossimo» che spesso viene associata idealmente alle opere di carità e collegata al dovere del cristiano. L’amore viene quindi spersonalizzato e relegato al senso del dovere che ovviamente per «uomini di chiesa» e consacrati deve essere esemplare.
Non è un caso però che in questi anni, nei pontificati d Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco, si porti particolare attenzione allo sviluppo di un’identità cristiana che inglobi i valori umani quali amore, amicizia, tenerezza. Alla maturità spirituale, anche nella formazione nei seminari o nei noviziati, viene associata la maturità umana. Quest’ultima implica non tanto una fuga dalle relazioni interpersonali perché potrebbero allontanare da Dio, ma il vivere i rapporti umani come una ricchezza che avvicina ancora di più a Lui. Il credente non è quindi colui che per amare Dio deve rinunciare a tutto ma, sentendosi amato da Lui, è reso capace di amore, tenerezza e perdono.
Un’altra dimensione dell’amore è quella dell’amicizia. Oggi questo termine è molto utilizzato, come nei social, ma spesso il rapporto che viene definito «amicizia» non è tale. Amicizia è una relazione gratuita, dove la libertà dell’altro viene preservata; si tratta di una relazione reciproca o empatica, affettiva e polifonica (aperta agli altri e non esclusiva). L’amico non si compra al supermercato né online, è semplicemente dono che va riconosciuto e accolto. Quando l’amicizia implica un cammino di fede condiviso, è anche occasione di «portarsi» reciprocamente verso di Lui, di condividere i momenti di difficoltà e le gioie.
Coloro che scelgono il celibato o la consacrazione – sembra una banalità dirlo ma a quanto pare non è così scontato – non hanno rinunciato a questa forma particolare d’amore che è l’amicizia, che può essere anche vissuta nell’alterità fra un uomo e una donna. Ma l’amore di Dio non basta? Anche l’amore di Dio è polifonico e a volte parla, ci consola, ama, ci fa sorridere attraverso il tesoro prezioso che sono gli amici.

Chiesa cattolica svizzera

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