L'esperienza delle «lanterne verdi» raccontata da Nello Scavo a «Strada Regina»

Una luce verde si sta facendo strada attraverso l’oscurità in cui versa oggi il drammatico destino dei profughi che bussano senza successo alle porte dell’Europa. A raccontare la storia delle lanterne verdi è il giornalista Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire, da molti anni presente sui fronti «caldi» delle rotte migratorie. L’iniziativa ha avuto inizio sul confine che divide la Bielorussia dalla Polonia, da qualche mese teatro di una triste contesa politica nella quale i migranti sono utilizzati come arma di pressione. «È stato l’avvocato Kamil Syller, residente sul confine a nord-est della Polonia, ad accendere per primo questa luce verde nella sua casa avvertendo, attraverso il tam tam dei social network, le persone che stavano al di là del confine che, se fossero riuscite ad attraversare la barriera, lì avrebbero trovato un pasto caldo e coperte. Era uno strumento più che un simbolo. La legge polacca vieta infatti diverse forme di assistenza, ma non questa», racconta Nello Scavo a Francesco Muratori, giornalista di Strada Regina. Un’iniziativa che si è smarcata da un atteggiamento di chiusura della popolazione residente in quella zona, famiglie legate più o meno direttamente all’economia del controllo del confine. In questa situazione tesa ha alzato la voce anche la Chiesa polacca per calmare gli animi e ricordare che, indipendentemente dalle circostanze dell’arrivo dei migranti, essi hanno bisogno del sostegno spirituale e materiale. Da strumento vitale in Polonia, le lanterne verdi sono diventate, soprattutto in Italia e in Europa, un simbolo che, evidenzia Nello Scavo, ha permesso di ridare luce ad una solidarietà che sembrava assopita. Il quotidiano Avvenire ha lanciato un appello per accendere le lanterne verdi nelle proprie case e nelle parrocchie italiane come segno di solidarietà con i migranti: una campagna che ha raccolto molte adesioni nella vicina Penisola.

Al confine bielorusso oggi

Ma quale è oggi la situazione sul confine bielorusso? «Le notizie che ci arrivano sono molto frammentarie», spiega Nello Scavo. «L’accesso ai giornalisti non è consentivo o solo in maniera controllata. Ciò che sappiamo è che non ci sono migliaia di persone sul confine, ma ce ne sarebbero alcune centinaia. Si nascondono nei boschi nella speranza di riuscire ad attraversare il confine. Una parte è stata trasferita in magazzini trasformati in ripari di fortuna. C’è chi è tornato nel proprio Paese d’origine, ma non sono in molti: da una parte perché non vogliono tornare indietro dopo aver investito molti soldi in questo viaggio, dall’altra perché questo conviene al presidente bielorusso Lukashenko, che li utilizza come arma di pressione». La gestione dei migranti è il nervo scoperto dell’Europa che teme di dover accogliere un grande numero di profughi. In realtà, sottolinea l’inviato speciale, i numeri sono molto piccoli: nel momento più alto della crisi si è parlato di 10-12 mila migranti, che rappresentano il 3-4 percento di tutti coloro che sono giunti in Europa nel 2021. Se da una parte, a livello della politica europea, è soprattutto la «retorica» della chiusura dei confini e dei respingimenti a prevalere, dal basso risuona anche la voce di chi rivolge la sua attenzione ad un’umanità che scappa dalla guerra e dalla povertà, e che chiede accoglienza.


Nello Scavo è stato fra gli ospiti della puntata di Strada Regina del 15.1.2022 andata in onda su RSI LA1 e ha parlato della drammatica situazione dei migranti sul confine fra la Bielorussia e la Polonia.


Chiesa cattolica svizzera

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