Una «piccola farmacia», conforto in tempi ostili... incontro con padre Anselm Grün

Anselm Grün, è uno degli autori di spiritualità cattolica più prolifici e letti a livello europeo. Difficile non solo non trovare alcun suo libro in una libreria mediamente fornita anche alle nostre latitudini, ma quasi altrettanto difficile, non avere tra i nostri libri di casa, una traduzione italiana di uno degli oltre 400 titoli dati alle stampe. Perché Anselm Grün, con i suoi 16 milioni di libri venduti, è un fenomeno letterario. Se fosse un privato cittadino i suoi libri lo avrebbero reso milionario, invece è un monaco benedettino tedesco che vive in convento.

Una vocazione nata in famiglia

Padre Anselm nasce in Baviera nel 1945 in una famiglia numerosa e molto cattolica. Uno zio e una zia erano benedettini. E sin da subito sente che la sua vocazione lo porta nella medesima direzione.
A soli 10 anni viene così iscritto nel collegio dello zio, nell’abbazia di Münsterschwarzach, dove a tutt’oggi vive, insieme con ottanta confratelli.
Gli inizi del suo noviziato non furono semplici, come non lo erano i tempi che si stavano vivendo. Specialmente se di anni ne avevi venti, o giù di lì: «Sono entrato nell’ordine nel 1964. Nel 1968 ci siamo ribellati a molte cose, cercando altre vie.
Finché, insieme ad alcuni confratelli, ci siamo imbattuti nei padri della Chiesa, monaci che vissero nel IV secolo e che ci hanno affascinato per la loro saggezza. Abbiamo iniziato a tenere dei corsi su di loro e Padre Fidelis, lo specialista del monachesimo, mi ha invitato a scrivere qualcosa sulla preghiera e sulla conoscenza di sé, per la nostra rivista e subito l’editore mi ha chiesto di scrivere un libro sull’argomento.
Sin da subito abbiamo notato che la gente capiva e apprezzava questo tipo di spiritualità: un linguaggio nuovo rispetto a quello «moraleggiante» di molti autori della Chiesa. E così è cominciata. Abbiamo cercato nei padri della Chiesa le risposte alle nostre vite e ai nostri bisogni».

Una nuova spiritualità in risposta ai dubbi del ’68

E così, cercando risposte ai suoi inquieti vent’anni, padre Anselm inizia a percorrere le vie di una spiritualità che veniva da lontano e parlava a tutti, credenti e meno, toccando nelle persone quel nocciolo che tutti ci accomuna. La conoscenza, avvenuta sempre in quegli anni, degli scritti dello psichiatra, psicoanalista, antropologo e filosofo svizzero Carl Gustav Jung fece il resto: «Ciò che mi affascinava di Jung era la sua sensibilità verso la religione, per i riti, i simboli. Questo ha dato a noi – la generazione del ›68, che allora dubitava di molte cose – la conferma che quello che stavamo facendo da monaci – la liturgia, le feste dell’anno liturgico, ecc. – non era qualcosa di antiquato ma qualcosa che faceva bene all’anima».
Un monaco che «insegna» a manager e economisti. Da diversi anni a questa parte, la regola scritta da Benedetto da Norcia nel 540 ha conosciuto un grande interesse anche da parte del mondo laico.
Soprattutto la sua perfetta organizzazione, che ha permesso ai benedettini di divenire, allora, il motore dello sviluppo dell’economia dell’Occidente, ha suscitato molto interesse da parte delle imprese alla ricerca di un modo più «umano» di funzionare, facendo guadagnare a padre Anselm il soprannome di «monaco che insegna la spiritualità ai manager»: «Mi fa sempre molto piacere vedere imprese e uomini d’affari che si rivolgono ad un monastero, per essere aiutati. Nel corso dei miei seminari non insegno come guadagnare di più, ma come si può risvegliare la vita nelle persone e come si fa a praticare una forma «umana» di leadership».
Perché la regola dell’ora et labora non significa solo suddividere i tempi da dedicare alle due attività, ma «fare in modo che il lavoro nasca dalla preghiera, che il lavoro diventi preghiera. Così come nella preghiera mi abbandono interamente a Dio, così l’obiettivo di qualsiasi lavoro è quello di donarsi alle persone. Così tutto il mio fare assume una qualità nuova e perde l’aggressività e la competitività che spesso lo caratterizzano».

Riscoprire la forza interiore

Veniamo ora al suo ultimo libro che è approdato nelle librerie proprio per Natale: «La piccola farmacia delle cose che consolano. Sapienza per tempi ostili», per le edizioni San Paolo. Vogliamo parlare di questi «tempi ostili»?
«Oggi tutti ci sentiamo sotto pressione: c’è un clima sociale caratterizzato da un diffuso sentimento di lutto. La gente, soprattutto, ha davvero bisogno di aiuto e sostegno interiore: di conforto, non di semplice consolazione. E confortare significa dire: «Puoi farcela, hai dentro di te le risorse per riuscirci». Oggi si parla anche molto di «resilienza», ma io preferisco parlare di «spiritualità». È la spiritualità, infatti, che ci mette in contatto con le nostre fonti e la nostra forza interiore e che ci permette di affrontare le sfide».

L’augurio di padre Anselm

Prima di lasciarci, chiedo a padre Anselm un augurio per chi ci legge: «Per me, un messaggio importante per il Natale è sentire che Dio è sceso nella nostra umanità, nella «nostra stalla».
Auguro perciò a tutti di avere il coraggio di scendere nelle proprie profondità, nelle proprie paure. Affrontando il buio e l’ignoto della propria anima. Scendervi con Cristo, che porta luce e amore, affinché anche la «stalla» si trasformi!».

Padre Grün: cenni biografici

Con i suoi 400 libri tradotti in 28 lingue e 16 milioni di copie vendute in tutto il mondo, padre Anselm Grün, monaco benedettino tedesco, è tra le personalità più carismatiche del nostro tempo. Nato il 14 gennaio del 1945 a Monaco di Baviera, in una famiglia numerosa e molto cattolica, la sua vocazione nasce precoce, portandolo – mentre i giovani si stavano preparando in quegli anni a dare una vigorosa scrollata a tutto quello che sapeva di tradizione e di passato – a scegliere una strada apparentemente controcorrente, entrando nel 1964 come novizio presso l’abbazia di Münsterschwarzach. Successivamente studia filosofia e teologia all’abbazia di Sant’Ottilia e a Roma, presso il Pontificio ateneo di Sant’Anselmo. Nella tesi di dottorato in teologia si occupa di Karl Rahner e a partire dal 1974 studia economia a Norimberga, ricoprendo poi per molti anni il ruolo di economo presso l’abbazia presso cui tuttora risiede. In questi giorni ha dato alle stampe il suo ultimo libro: «La piccola farmacia delle cose che consolano. Sapienza per tempi ostili» per le edizioni San Paolo.

Corinne Zaugg

Chiesa cattolica svizzera

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