Si svolgerà online l'incontro europeo di Taizé, mentre il raduno a Torino è rinviato a luglio

L’incontro europeo di Taizé è stato di nuovo rinviato. Lo ha annunciato l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Dal 28 dicembre al 1° gennaio 2022 a Torino si sarebbero dovuti radunare più di seimila giovani cristiani provenienti da tutto il mondo. Ma dopo un primo slittamento imposto dalla pandemia, il capoluogo piemontese non ospiterà la 44esima edizione del «Pellegrinaggio della fiducia della terra» di Taizé, che si svolgerà invece in due fasi: fra il 28 dicembre 2021 e il 1° gennaio 2022, avrà luogo una prima fase con incontri online da Torino, mentre dal 7 al 10 luglio 2022, le Chiese di Torino invitano i giovani europei a venire numerosi a questa nuova tappa del pellegrinaggio di fiducia sulla terra.

In una sua lettera l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, scrive: «Credo di dover offrire qualche altra parola, che va oltre la ragionevolezza e il legittimo rammarico. Una prima parola è: grazie. Grazie a quei giovani d’Europa che avevano già accolto il nostro invito, e che non erano pochi: 4600 iscrizioni a oggi indicano l’attesa e la speranza che si erano indirizzate su questo incontro. Altri se ne sarebbero aggiunti in dicembre. Il grande incontro in presenza è infatti solo rimandato al prossimo luglio e nei giorni di fine d’anno i giovani di Torino, del Piemonte e di altri piccoli gruppi dì Diocesi potranno «stare insieme» con tutti i giovani del mondo attraverso la rete. Da anziano, vorrei dire ai giovani di non patire troppo questo cambiamento: il tempo è dalla vostra parte! Grazie a Frère Alois, priore della Comunità di Taizé, a tutti i Frères di Taizé, specialmente a quelli presenti da mesi qui a Torino. Grazie alle istituzioni torinesi e piemontesi (Comune, Regione: ma anche forze dell’ordine, volontari, associazioni, imprese) che hanno contribuito finora alla preparazione del progetto, e che – mi auguro – continueranno a essere con noi con la stessa generosa disponibilità. Grazie ai preti, alle parrocchie, agli Oratori e alle famiglie, pronti a gettarsi in una «avventura dell’accoglienza» che è impegnativa e non solo sul piano organizzativo. Accogliere è la seconda parola. Accogliere qualcuno nella propria casa significa accoglierlo nella propria vita. E questo dell’accoglienza è, in realtà, un esercizio che la nostra Chiesa già compie, e con risultati grandiosi, quando accogliamo gli stranieri, le donne in difficoltà, i malati, i profughi… La storia della nostra salvezza è intrisa nell’accoglienza – e come potrebbe essere diversamente? Abramo accoglie gli sconosciuti nella sua tenda, fedele a una promessa che non ha nulla di ragionevole (e tanto meno di scientifico). Il Signore Gesù rivela che nelle opere di misericordia trova salvezza persino chi non sapeva di cercarla. La terza parola è prova. In questo cambiamento dell’incontro la cosa più importante da capire è che noi, in prima persona, siamo messi alla prova. Noi che abbiamo lavorato tanto per preparare questi giorni; noi che ci aspettiamo, dal raduno di tanti giovani intorno alla ricerca di Cristo un segnale forte di speranza e di gioia; noi che ci ritroviamo obbligati a vivere situazioni che non vogliamo, che nessuno vorrebbe. Dove invece dell’incontro e dell’abbraccio siamo costretti nel sospetto e in un clima sempre più difficile di esclusione. Noi, infine, che sappiamo che i giovani sono il nostro futuro, e che non possiamo non scommettere su di loro. Le ragioni della prova, nella prospettiva della fede, appartengono a Dio, e non a noi. Ma tocca a noi l’intelligenza per comprendere il segnale che ci viene lanciato e la pazienza per rivedere il nostro atteggiamento. Tocca a noi infine la preghiera, universale via maestra della fede. Ed è quello che continueremo a fare, negli incontri dei giorni di fine anno e del prossimo luglio.«

Chiesa cattolica svizzera

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