Avvento, il tempo dell’attesa

Il tempo di avvento che ci prepara al Natale, è un tempo gioioso perché un bambino, portato in grembo con tanto amore dalla sua mamma Maria, sta per nascere. Entra nel mondo per venire incontro ad ogni uomo, per salvare tutti noi dalle tenebre del peccato e della morte. «Gesù è venuto al mondo per insegnare agli uomini a chiamare Dio col nome di Padre». Maria è una donna coraggiosa; anche se manca poco alla nascita di Gesù, decide di mettersi in cammino con lo sposo Giuseppe, che deve andare a Betlemme per farsi registrare. Il viaggio è certamente faticoso e non privo di disagi ma Maria ha sempre una grande fiducia in Dio, nella sua provvidenza, nel suo amore e anche Giuseppe si fida, imitando sua moglie. Dio li protegge. Anche se è una famiglia ideale, non mancano le prove…non saranno neppure accolti nell’albergo forse per la paura che la donna partorisca proprio in quei giorni e nessuno vuole grattacapi. Gli abitanti di Betlemme non si accorgono di quello che sta per accadere e neppure i dottori del tempio: Dio si fa carne e nasce, piccolo bambino. Gli angeli hanno già preparato gli strumenti, per dare il grande annuncio. Solo i pastori e i magi sentono nell’aria che qualcosa di grande sta per accadere sulla terra e sono pure loro in cammino.
Hanno il cuore semplice, aperto agli imprevisti di Dio…
E noi, sapremo imitarli?

Termino questa breve riflessione con un brano di don Tonino Bello:
«Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia: l’arrivo di un amico lontano, il rosso di sera dopo un temporale, il crepitare del ceppo che d’inverno sorvegliava i rientri in casa, le campane a stormo nei giorni di festa, il sopraggiungere delle rondini in primavera, l’acre odore che si sprigionava dalla stretta dei frantoi, le cantilene autunnali che giungevano dai palmenti, l’incurvarsi tenero e misterioso del grembo materno, il profumo di spigo che irrompeva quando si preparava una culla.
Se oggi non sappiamo attendere più è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.»

Chiesa cattolica svizzera

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