L’attualità del «vescovo dei migranti»

Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), prete e vescovo italiano originario di Fino Mornasco (Como) , proclamato beato da San Giovanni Paolo II nel 1997 è ricordato per essere il vescovo dei migranti. Scalabrini fu vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio e fondatore di due Congregazioni: i missionari e le suore missionarie di San Carlo Borromeo, più conosciuti come scalabriniani e scalabriniane, che nel mondo di allora corsero ad occuparsi di migranti: allora quelli che partivano sui bastimenti alla volta delle Americhe o sui treni verso Paesi lontani, oggi i tanti migranti che affollano i confini di Stati e nazioni. A lui si è ispirato anche l’Istituto delle missionarie secolari scalabriniane, avviato nel 196. L’intera Famiglia Scalabriniana ha deciso di dare avvio a un Anno per festeggiare i 25 anni dalla beatificazione di Scalabrini, che si compiranno il prossimo anno, ma ancora di più per diffondere il suo pensiero e la sua opera. In Svizzera, i tre istituti di vita consacrata che compongono la Famiglia Scalabriniana sono presenti in cinque città: Basilea, Berna, Ginevra, Soletta e Neuchâtel. «C’è fermento anche nelle nostre comunità scalabriniane», dice da Soletta Anna Fumagalli, delle Missionarie secolari scalabriniane. «Davanti a ciò che sta accadendo alle frontiere in tante parti del mondo, come anche davanti al contributo che la presenza dei migranti è per le nostre società, la visione profetica di Scalabrini è più che mai attuale. L’altra sera un giovane rifugiato siriano, chiedendoci una biografia di Scalabrini, ci ha detto: «I figli devono conoscere il loro ›padre’!». Ci auguriamo che questo «Anno scalabriniano» sia un’occasione affinché questo vescovo missionario, padre dei migranti, sia più conosciuto, sia come profeta che come intercessore». Particolarmente coinvolta, nelle manifestazioni per l’Anno scalabriniano sono la diocesi di Como dove l’Anno è stato aperto e la comunità S. Bartolomeo di Como, dove Scalabrini fu parroco. «Ci troviamo al centro di un evento che riguarderà il mondo intero – riflette il priore, don Bollini. Questo fermento è un dono che ci coinvolge in prima persona e diventa per noi una responsabilità: custodire e testimoniare, anche nella città e nella diocesi di Como, ciò che Scalabrini ha vissuto e realizzato». Il tema scelto per l’anno Scalabriniano è: «Fare patria dell’uomo il mondo». «Il nostro fondatore – proseguono i padri scalabriniani comaschi – è stato e continua a essere un modello per il mondo, soprattutto in questo tempo in cui si innalzano muri. La sua attenzione ai migranti è una chiave di interpretazione della contemporaneità che ha le sue basi nel messaggio di Cristo». Scalabrini, divenuto vescovo a soli 36 anni, maturò la sua sensibilità nei confronti dei migranti dopo aver visto, alla stazione di Milano, migliaia di persone accalcate, in partenza, diretti in luoghi lontani dove speravano in un futuro migliore. Beatificandolo, il Papa volle ricordare proprio la sua «intensa azione apostolica e missionaria». Ed oggi si parla già della causa di canonizzazione. « Scalabrini – ricorda il vice-postulatore della causa di canonizzazione padreToffari – ha saputo rispondere alle fratture dell’umanità di allora. Così, guardando a lui, dobbiamo saper rispondere alle fratture dell’umanità di oggi. In un contesto in cui le migrazioni rimangono uno dei grandi temi sociali, la vita e l’esempio di Scalabrini possono essere fonte di ispirazione per la società e aiuto e conforto per i migranti».

Chiesa cattolica svizzera

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