Cardinale Ouédraogo: «In Burkina Faso la preghiera è la risposta alle armi»

L’apertura del Sinodo da parte di Papa Francesco ha portato a Roma vescovi provenienti da tutti continenti. Per l’Africa era presente anche il cardinale Philippe Ouèdraogo, arcivicescovo di Ouagadagou in Burkina Faso che, in veste di presidente del Secam, l’organizzazione che riunisce le conferenze episcopali di Africa e Madagascar, ha incontrato il Pontefice insieme al vicepresidente, monsignor Lùcio Andrice Muandula, vescovo di Xai-Xai in Mozambico e al segretario il reverendo Henry Akaabiam. È stato ospite degli studi della Radio Vaticana per raccontare dell’incontro, dove ha parlato anche della situazione in Burkina Faso

«La situazione è drammatica. Dalla Nigeria, con Boko Haram, questi uomini sono andati dappertutto soprattutto nell’Africa occidentale, soprattutto Mali, Niger e Burkina Faso. Ci dobbiamo confrontare costantemente con il problema della sicurezza e della pace. Tanti i terroristi che uccidono i loro fratelli e sorelle ogni settimana. Ultimamente in un villaggio nel nord del Burkina Faso, di notte, hanno ucciso 131 persone. Questo è drammatico, perchè uccidono i loro fratelli. Per quale motivo? Chi c’è dietro a questi uomini? Chi li aiuta? Noi non fabbrichiamo i kalashnikov in Burkina. Tutto questo materiale viene da fuori. Chi dà questi soldi, chi mantiene questo movimento? Dovremmo riflettere e manifestare più solidarietà per essere capaci di affrontare le difficoltà e le sfide di questo mondo. Noi cerchiamo di pregare, perché il nostro «kalashnikov» di risposta è la preghiera, dico sempre così!»

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