La preghiera del Papa per i profughi afghani

«In questi momenti concitati che vedono gli afghani cercare rifugio, prego per i più vulnerabili tra loro. Prego che molti Paesi accolgano e proteggano quanti cercano una nuova vita. Prego anche per gli sfollati interni, affinché abbiano l’assistenza e la protezione necessarie. Possano i giovani afghani ricevere l’istruzione, bene essenziale per lo sviluppo umano. E possano tutti gli afghani, sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza, vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini». Queste le parole che Francesco ha rivolto al termine dell’Angelus di domenica 5 settembre alla situazione in Afghanistan. Parole che si aggiungono a quelle pronunciate dal Pontefice una settimana fa, sempre nell’appuntamento di preghiera del mezzogiorno della domenica.

Precedentemente, il Papa ha commentato il Vangelo odierno  che narra come Gesù guarisce un sordomuto il Papa ha osservato che «c’è una sordità interiore, che oggi possiamo chiedere a Gesù di toccare e risanare. È peggiore di quella fisica, è la sordità del cuore». E questo – ha proseguito Francesco si può estendere a tutta la vita: «Rischiamo di diventare impermeabili a tutto e di non dare spazio a chi ha bisogno di ascolto: penso ai figli, ai giovani, agli anziani, a molti che non hanno tanto bisogno di parole e di prediche, ma di ascolto». Il Papa ha esortato quindi alla necessità della rinascita di un dialogo che «passa non dalle parole, ma dal silenzio, dal non impuntarsi, dal ricominciare con pazienza ad ascoltare l’altro. La guarigione del cuore comincia dall’ascolto e questo risana il cuore». Atteggiamento analogo – ha suggerito il Papa – dobbiamo tenerlo con Dio. «Facciamo bene a inondarlo di richieste, ma faremmo meglio a porci anzitutto in suo ascolto: Gesù è la Parola: se non ci fermiamo ad ascoltarlo, passa oltre. Ma se dedichiamo tempo al Vangelo, troveremo un segreto per la nostra salute spirituale». Per questo Bergoglio ha invitato a dedicare ogni giorno un po’ di tempo al silenzio e un po’ all’ascolto, sempre «con il Vangelo in tasca».  

Chiesa cattolica svizzera

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