Lourdes, il pellegrinaggio: «Come pionieri ai piedi di Maria a rappresentare chi non c’era»

Basta uno sguardo alla tradizionale foto di gruppo per capire che quest’anno il pellegrinaggio diocesano a Lourdes è stato diverso.

La cinquantina di pellegrini e i sei preti che li accompagnavano, partiti a inizio settimana, sono rientrati dal santuario mariano fra venerdì e sabato mattina. Fra di loro non c’erano gli ammalati e nemmeno le figure che solitamente stanno loro accanto: le infermiere e i brancardier dell’Ospitalità diocesana. Anche il vescovo di Lugano Valerio Lazzeri ha dovuto rinunciare all’ultimo momento ad accompagnare il pellegrinaggio. C’erano, invece, gli scout che hanno prestato servizio ai pellegrini e hanno animato i vari momenti, così come pure alcuni seminaristi, impegnati soprattutto nel servizio liturgico. Fra di loro anche Davide Santini «A Lourdes si viene solitamente «per» e «con» i malati: colpisce e fa un po’ male che quest’anno non abbiano potuto recarsi ai piedi della Madonna», ci dice, ma assicura, erano presenti nelle preghiere e nei pensieri di tutti i pellegrini. A Lourdes si va anche per vivere una forte esperienza spirituale. «Arrivare a Cristo attraverso Maria è ciò che sta al centro del santuario mariano e su questo non sono stati fatti compromessi», ci dice il seminarista, che aggiunge: «Il fatto di essere un gruppo di persone ristretto e di avere meno impegni in comune mi ha permesso di avere più tempo per il raccoglimento. I momenti di silenzio sono stati quelli più significativi per me: ho potuto aprire il mio cuore e soffermarmi sulla mia vita, la mia vocazione, sulle persone che mi stavano attorno. Con l’esperienza comunitaria di Lourdes tutto ciò acquista ancora più contenuto».

Un pellegrinaggio vissuto diversamente anche dagli scout e da tutti coloro che solitamente prestano servizio a Lourdes, caratterizzato soprattutto da un ritmo più tranquillo. Ce lo conferma Flavia Piattini, che con gli scout va a Lourdes da moltissimi anni. «Abbiamo fatto servizio nei vari momenti come sempre, ma per una volta abbiamo potuto prendere parte anche noi con più calma alle proposte. Si è formato un bel gruppo e ci siamo aiutati a vicenda. Come da noi in Ticino, c’erano le solite regole da rispettare: mascherine, distanze, ecc…».

A Lourdes c’è chi ha portato anche preoccupazioni e affanni, come ad esempio Mauro Parma, 56 anni. Fa fatica a vedere e a muoversi e a Lourdes ci è andato per chiedere a Maria la forza per riuscire a seguire il suo motto: «Non mollare mai», anche quando la fatica e il dolore si fanno sentire. A Lourdes ha partecipato alla processione «aux flambeaux» e alla Via Crucis: per lui non è stato facile, ma ce l’ha fatta. «È stato un peccato non avere con me la macchina fotografica, per immortalare ogni passo», ci dice. «Ho trovato un gruppo molto bello, e come le altre volte che mi sono recato a Lourdes, ho incontrato molte persone che mi hanno aiutato ogni volta che vedevano che facevo fatica».

Ivo Dolci e la moglie sono andati a Lourdes per festeggiare i loro sessant’anni di matrimonio. «Ci ero già stato vent’anni fa e molto è cambiato. Nella basilica sotterranea oggi come allora ho vissuto dei bei momenti», ci rivela. Nel cuore ha portato il figlio scomparso 7 anni fa, i familiari e gli amici, che hanno dovuto loro malgrado rinunciare, ma che gli hanno affidato una preghiera e a tutti loro raccomanda: «Non appena possibile andate a Lourdes».

L’esempio di Maria

Molti i momenti significati del pellegrinaggio diocesano. Durante la Santa Messa celebrata per i pellegrini che hanno raggiunto Lourdes in bus, monsignor Erico Zoppis ha ricordato che il piccolo gruppo di pellegrini di quest’anno è «un gruppo di pionieri di Lourdes», che nella difficoltà e precarietà della situazione attuale, hanno avuto la possibilità di rappresentare tanti pellegrini che per diversi motivi non hanno potuto partecipare.

La Santa Messa di apertura è stata presieduta da monsignor Claudio Mottini, che ha rammentato le forti esperienze vissute da Maria, che si è dimostrata pronta al cambiamento e disponibile ad accogliere il progetto di Dio, pur consapevole della sua povertà e dei suoi limiti. Così è stato anche per Santa Bernardette, come raccontano i luoghi nei quali ha vissuto. Non è mancata la sempre suggestiva processione mariana «aux flambeaux», così come pure la Santa Messa internazionale.

La Via Crucis lungo il percorso che permette di rivivere gli ultimi momenti della vita di Gesù è stata guidata dalle meditazioni di monsignor Claudio Mottini. Durante il Santo Rosario recitato dalla Grotta – quello che numerose persone seguono da casa attraverso la televisione –, «sono risuonate anche le parole dell’Ave Maria dalla bocca di monsignor Erico Zoppis. Egli è stato come un portavoce del nostro gruppo ai piedi della Vergine di Lourdes, che sentiamo sempre vicina in questo pellegrinaggio nel quale costantemente il nostro cuore si riempie dello Spirito del Figlio Gesù», ha scritto Davide Santini, nella cronaca che giorno dopo giorno ci ha inviato dal pellegrinaggio a Lourdes. Anche il Santo Rosario, preparato e animato dagli scout è stata un’ulteriore opportunità per riflettere e dare una nuova prospettiva alla nostra quotidianità, oltre che ricordare che il Signore va rimesso al centro. Un momento importante è stato anche la deposizione, nella cappella della luce, del cero dei pellegrini ticinesi. Nella Santa Messa alla Grotta che ha preceduto questo momento monsignor Erico Zoppis, ha ricordato che il Signore continua ad illuminare il nostro – non facile – cammino di cristiani.

Katia Guerra

Le «puntate» del diario, in parole e immagini da Lourdes:

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/lourdes-il-pellegrinaggio-come-pionieri-ai-piedi-di-maria-a-rappresentare-chi-non-cera/