È morto Gino Strada, il medico fondatore di Emergency

Se ne è andato a 73 anni, in questo duro periodo fatto di covid, cambiamenti climatici e lutti. Una laurea in Medicina a Milano (era nato a Sesto San Giovanni nel 1948), si era avviato verso la cura delle vittime della guerra attraverso la chirurgia traumatologica. L’esperienza con la Croce Rossa nei luoghi della sofferenza per fame, guerre, carestie lo aveva colpito in profondità, e per questo aveva pensato ad un organismo mirato a alleviare quelle sofferenze e a salvare vite grazie anche, ma non solo, al personale medico specialistico.

La vocazione per l’aiuto ai Paesi poveri

Nato a Sesto San Giovanni, comune operaio nella cintura milanese, Gino è cresciuto in un ambiente cattolico sensibile alle problematiche della realtà sociale. Fu attivista del Movimento Studentesco durante gli anni della contestazione. Frequentava anche gruppi di volontariato cattolico dove ha conosciuto nel 1971 Teresa Sarti, che diventerà sua moglie nello stesso anno. La formazione da medico-chirurgo, perfezionata negli Stati Uniti, è stata sviluppata in Inghilterra e in Sud Africa. Nel 1988 decise di applicare la sua esperienza in chirurgia di urgenza all’assistenza dei feriti di guerra. Negli anni successivi, fino al 1994, ha lavorato con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Pakistan, Etiopia, Tailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia. Nel 1994, l’esperienza accumulata lo ha spinto a fondare Emergency, associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Il primo progetto è in Ruanda durante il genocidio. Poi la Cambogia, Paese in cui è rimasto per alcuni anni. Nel 1998 partiva per l’Afghanistan: raggiungeva via terra il nord del Paese dove, l’anno dopo, inaugurava il primo progetto: un Centro chirurgico per vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir. Dal 2005 ha iniziato a lavorare per l’apertura del Centro di cardiochirurgia in Sudan, il primo totalmente gratuito in Africa. Nel 2014 si recava in Sierra Leone per l’emergenza Ebola.

A offrire la giusta misura del senso dell’operato di Strada sono stati probabilmente in due: la Caritas Ambrosiana – la sua è stata una vita vera, disinteressata, «per la cura dei feriti e delle vittime dei conflitti, in ogni angolo del pianeta» e David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, che ha pubblicato la foto di Strada mentre cura un bambino.

Come nel caso del clima planetario e degli incendi, non c’è più tempo per le parole e le dichiarazioni diplomatiche; il fondatore di Emergency lo ha dimostrato con l’impegno costante verso gli ultimi, a rischio della sua stessa vita. Anche quando si è spinto con i suoi collaboratori in zone altamente pericolose, con il rischio di una raffica di mitra e via, una tra tutte: l’Afghanistan che in questi giorni riempie ancora, tristemente le cronache.

Per questa vocazione pragmatica, Strada non le mandava a dire, come nel caso della situazione politica in Somalia: «con gli Shabaab non si tratta», ha riposto rassegnato a chi, in questo caso il Corriere della sera, gli chiedeva quali fossero stati i limiti invalicabili che aveva trovato nella sua opera.

Chiesa cattolica svizzera

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