Padre Gabriele Bartolamai: un personaggio storico per l'immigrazione italiana in Svizzera è andato in Cielo

Messaggi da tutto il mondo per un prete che si spegne alla soglia dei 90 anni, un prete che è stato per tanti anni in Svizzera, a servizio dei migranti italiani e attento alla realtà delle missionarie laiche scalabriniane che con il loro centro vicino al mondo dei rifugiati e migranti sono presenti da 60 anni (ricorrenza nel 2021) a Soletta. Stiamo parlando di un prete prete, come quelli che si incontravano una volta, un prete che sorrideva sempre ma il suo non era un sorriso banale: dietro quel sorriso che era la porta dell’accoglienza del cuore c’era una persona forse apparentemente semplice ma «uomo di Dio» fino in fondo, capace della parola giusta al momento giusto. Stiamo parlando di padre Gabriele Bartolamai che si è spento il 16 giugno 2021. Nato in provincia di Vicenza nl 1932 dopo essere entrato nei missionari scalabriniani, la compagine fondata dal vescovo di Piacenza, il beato Scalabrini (1839 – 1997) con la specificità di essere «la Chiesa tra i migranti», viene ordinato prete il 1. Giugno 1957.

A Soletta negli anni «caldi» dell’immigrazione italiana in Svizzera

Il suo primo invio missionario è in Svizzera: dopo alcune settimane a Berna, padre Gabriele arriva a Solothurn per occuparsi della locale missione cattolica italiana, iniziata da soli tre anni. Anni impegnativi, con l’immigrazione italiana in Svizzera che è costante e importante. Tanti sono i bisogni dei migranti. Grazie alla sensibilizzazione operata da padre Gabriele e dai missionari che con lui lavoravano le autorità ecclesiastiche e cantonali misero a disposizione della Missione di Solothurn lo storico Hotel Adler che divenne un punto di incontro e di assistenza per i migranti italiani: mensa, scuola materna, ufficio di servizio sociale, biblioteca, salone per incontri formativi e rappresentazioni teatrali e musicali, ufficio di rappresentanza consolare e altro ancora. Su questo modello vennero aperti altri centri a Grenchen, Balsthal e Gerlafingen. Ogni settimana padre Gabriele percorreva l’esteso territorio della Missione per celebrare Messe, che erano l’occasione per incontrare i migranti che abitavano più lontano e che all’uscita dalla chiesa gli sottoponevano le loro pratiche da disbrigare. La Messa era il cuore della vita di questo prete da cui scaturiva tutta la sua energia nei diversi servizi che svolgeva con i migranti e con i giovani che in quegli anni andavano formando il primo nucleo delle missionarie secolari scalabriniane. Per padre Gabriele la formazione, il rapporto tra la fede e la cultura erano fondamentali. Già nel 1965 diede inizio alle settimane estive di formazione sulla realtà dell’emigrazione, vista non solo come fenomeno sociologico, ma anche nelle sue implicazioni storiche e culturali e nella sua valenza teologica. Sempre con grande cordialità si sapeva muovere in rapporto alla Chiesa in Svizzera e alle autorità politiche ed ecclesiastiche. «Ogni volta che lo incontravo – ha scritto il vescovo ausiliare emerito di Basilea, mons. Martin Gächter in un messaggio– padre Gabriele mi affascinava con la sua cordialità, con il suo interesse e la sua partecipazione». Padre Gabriele vede anche la nascita della bella realtà delle Missionarie Secolari Scalabriniane con il loro Centro a Soletta, che opera da 60 anni per i migranti.

Dalla Svizzera alla Germania

Tutti questi semi gettati da padre Gabriele in Svizzera si andarono sviluppando nei successivi invii del padre in Germania, a partire dal 1974. Nacque così anche in Germania una comunità di Missionarie Secolari Scalabriniane a Stoccarda-Bad Connstatt come «comunità ecclesiale di base» accanto alla missione cattolica italiana. La scelta del nome significava «partire nel lavoro con i migranti dagli ultimi, gli uomini degli alloggi collettivi, dai carcerati, dai malati soli perché lontani dalla loro famiglia. Un lavoro paziente che portò dalla diffidenza iniziale di questi migranti al loro coinvolgimento in tante iniziative, compresi gli importati corsi serali di formazione. Ogni anno padre Gabriele con le missionarie secolari scalabriniane proponeva dei campi estivi per i giovani. Dall’ascolto dei giovani nacque nel 1982 il Centro di spiritualità di Stoccarda la cui dimensione internazionale caratterizzava sempre di più gli incontri. Padre Gabriele continuava anche a venire a Soletta per incontri e momenti di condivisione. Lui che soleva ripetere «Sempre avanti» anche quando c’erano delle difficoltà soleva ripetere «Voglio tenere stretta la volontà di Dio nella mia vita», una vita che con Dio ha assunto le sembianze di un capolavoro.

(tratto da Sulle Strade dell’Esodo, edizione maggio-luglio 2021, periodico delle Missionarie Secolari Scalabriniane; adattamento della redazione di catt.ch)

Chi sono e dove sono i missionari scalabriniani nel mondo

La Congregazione dei missionari scalabriniani è nata a Piacenza, in Emilia, nel 1887 per assistere gli emigranti italiani che partivano in massa per le Americhe. Nei decenni la missione di assistenza ai migranti si è estesa ad altri continenti, nazionalità e soggetti della mobilità umana. Da oltre 50 anni la congregazione è internazionale sia nei suoi destinatari sia nei suoi componenti. Oggi i missionari sono circa 700, di circa 40 nazionalità diverse e operano in 34 paesi.

In Europa e in Africa, unite in un’unica Regione scalabriniana, si contano oggi 200 missionari presenti in 29 città di 10 nazioni, tutti impegnati in una variegata gamma di servizi sociali e religiosi offerti a migrantirifugiatirichiedenti asilo e marinai di diverse nazionalità e confessioni religiose. L’azione di missionari, religiosi e sacerdoti è coadiuvata da circa 600 operatori laici che, a tempo pieno o a tempo parziale, partecipano alle varie attività di assistenza.

Chiesa cattolica svizzera

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