Via san Bernardino: pellegrinare tra piccoli e grandi tesori

La «Via san Bernardino», che ha il suo inizio a san Vittore e termina all’ospizio in cima al passo, si può percorrere in quattro tranquille tappe. L’itinerario si snoda sulle tracce della prima strada alpina carrozzabile dei Grigioni, costruita tra il 1818 e il 1823 dall’ingegnere ticinese Giulio Pocobelli. Nei suoi circa 45 chilometri storia, religione e natura si uniscono qui per regalare al camminatore piccoli e grandi tesori. Il percorso si svolge tra mulattiere, vigne, laghi e anche sotto i tornanti dell’autostrada, permettendo al pellegrino di vedere luoghi «soliti» in modo insolito. Il passo era noto sin dalla preistoria (chiamato fino al XV secolo Culmen de Oxello o, in alcuni testi, Mons Avium) ed essendo via di transito è stato da sempre aperto a influssi culturali da nord e da sud. L’ho percorso ad inizio giugno ammirando il bel panorama che mutava salendo e che… nell’ultima tappa mi ha riservato una sorpresa… dal sapore poco estivo! Seguiteci fino in fondo e la scoprirete.

Prima tappa: da San Vittore a Cama

La prima tappa conta circa 11.2 km con soli 97 m di dislivello. Con un tempo medio di cammino, in circa tre ore è facilmente percorribile. Si parte dal bel villaggio di san Vittore, porta d’entrata della Mesolcina. Come punto di partenza si può scegliere la Collegiata, chiesa madre della Mesolcina, dominata dalla medievale Torre di Pala, prima traccia della lunga serie di fortificazioni e torri di segnalazioni che permettevano ai Signori della valle, i De Sacco, poi, dal 1480 al 1549, i Trivulzio, un efficace controllo dei traffici fra il Passo e la Valle del Ticino.

Prima di partire vale la pena visitare la Rotonda o cappella di San Lucio che, insieme alla chiesa di San Carpoforo di Mesocco, è il più antico edificio ecclesiastico della valle. Il percorso si muove poi verso l’ampia campagna, attraverso l’autostrada e la Moesa e si snoda sul lato destro della valle, tra comodi sentieri nel bosco che permette di percorrere il cammino nella frescura, riparati dagli alberi.
Nel cammino tra san Vittore e Roveredo si incontrano diverse opere d’arte (della rassegna Openart) che permettono di conoscere i nuovi lavori di artisti nazionali e internazionali. Un’occasione per andare al museo passeggiando nella natura. All’altezza della nuova galleria San Fedele, che dopo decenni di polemiche ha permesso di ricucire l’abitato di Roveredo, si attraversano piacevoli vigne per giungere alla parrocchiale di san Giulio, conosciuta per le sue pitture murali. Il grande edificio medievale ospita infatti delle pitture rinascimentali del 1545 di Gerolamo Gorla. Il percorso prosegue inoltrandosi nel paese e proprio nel paese di Roveredo, si cambia sponda del fiume e si percorre il cammino sul lato destro della Moesa, giungendo a Grono passando sul vecchio ponte sulla Calancasca. Il paese, dominato dall’edifico più antico del paese (la Torre Fiorenzana), è impreziosito dall’oratorio barocco di San Rocco e presenta in facciata, una Madonna del latte e i santi patroni della chiesa.

Una istallazione di «Openart» nella campagna tra san Vittore e Roveredo.

Il sentiero riporta poi in campagna, e dopo pochi chilometri, fa riattraversare il fiume e giungere a Leggia. Qui merita una visita la chiesa tardomedioevale dedicata ai Santi Bernardo e Antonio Abate.
Rapidamente il cammino, che si snoda tra boschi e grandi prati verdi, porta fino a Cama, villaggio dove vigne e grotti la fanno da padrone.
Da visitare la parrocchiale dedicata a san Maurizio, menzionata già nel 1219 e separatasi dalla matrice di San Vittore nel 1611. Pittoresche le palme davanti alla chiesa parrocchiale, segnale di come il fondo della Mesolcina rimanga a un’altitudine davvero bassa per parecchi chilometri e goda quindi di un clima piuttosto favorevole pur essendo ormai in piena regione alpina.

L’oratorio barocco di san Rocco a Grono.

(Continua…)

Chiara Gerosa

Chiesa cattolica svizzera

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