Comundo: il desiderio di più giustizia accomuna le storie di chi parte

Un anno fa Comundo era pronta a festeggiare, nella Svizzera italiana, i 50 anni di attività. Il coronavirus ha anche in questo caso scombussolato i piani. L’organizzazione per la cooperazione allo sviluppo, che ha fatto dell’invio di cooperanti nel mondo il suo punto cardine, ora ci riprova, convinta dell’importanza di sottolineare questo traguardo e di permettere a tutti di gettare uno sguardo dentro alla realtà dei cooperanti e dei Paesi in cui operano. Fra di loro anche molti ticinesi, impegnati per più giustizia sociale in diverse parti dell’Africa e dell’America latina. L’evento è in programma per sabato 11 settembre 2021 dalle 17 al centro Al Ciossetto di Sementina. Era il 1970 quando a Lugano è nata l’associazione Solidarietà Terzo Mondo, divenuta in seguito Inter-Agire, che oggi assieme alla Bethlehem Mission Immensee e a Interteam, continua ad esistere sotto il cappello di Comundo.

A Priscilla De Lima, responsabile per la comunicazione di Comundo nella Svizzera italiana, abbiamo chiesto cosa è cambiato in questi 50 anni. «Solidarietà Terzo Mondo era nata con l’intento di testimoniare l’impegno cristiano nel Terzo mondo», ci racconta. «Con il tempo l’associazione si è allontanata dal suo aspetto esplicitamente religioso, ma ha rafforzato quello sociale e politico. Nel 1998 ha cambiato il nome ed è diventata Inter-Agire, proprio per sottolineare la volontà di costruire insieme e nello scambio reciproco. «Agire» è un acronimo e sta per autodeterminazione, giustizia, interculturalità, rispetto, ecologia. Ciò è andato di pari passo anche con l’evoluzione della cooperazione allo sviluppo. Lo scopo di promuovere la giustizia sociale è però rimasto».

Un legame fra il Nord e il Sud

È cambiato anche il panorama dei Paesi in cui opera l’associazione. Prima i Paesi dell’Africa e dell’America latina in cui era presente l’organizzazione erano più numerosi, mentre ora l’impegno si è concentrato su Nicaragua, Colombia, Perù, Bolivia, Kenya, Zambia e Namibia. A livello svizzero sono attualmente un centinaio i cooperanti presenti in questi Paesi, una decina quelli partiti dalla Svizzera italiana. Il tempo di permanenza si è allungato: ora è di almeno 2-3 anni. «Non è cambiata invece l’importanza della sensibilizzazione alle nostre latitudini, soprattutto attraverso la creazione di gruppi di sostegno dei cooperanti», sottolinea Priscilla. «Essi possono fornire un aiuto finanziario, ma anche umano. In questo modo riusciamo ad avvicinare anche chi non necessariamente è interessato alla cooperazione allo sviluppo, ma ha o crea un legame con i cooperanti che partono e attraverso di loro, apre lo sguardo su altre realtà e temi». I cooperanti raccontano attraverso newsletter, blog, social media il loro lavoro e parlano della realtà in cui è immersa la loro vita. Ad esempio, Alicia Tellez Serralde, ticinese originaria del Messico, drammaterapista, è in Colombia dal 2016 e collabora con Forculvida, un’associazione senza scopo di lucro a indirizzo ecumenico attiva nel campo dello sviluppo umano, spirituale, sociale e artistico. La presenza di Alicia in questo contesto violento permette di promuovere la pace attraverso l’arte. Lavorando sul rispetto del proprio corpo, sulla disciplina necessaria per creare degli spettacoli circensi, sulle potenzialità dell’autoaiuto, cerca di creare consapevolezza sul tema dei diritti umani, di promuovere un’attitudine positiva verso la comunità, affinché le persone diventino protagoniste del proprio destino. Nel suo ultimo blog racconta le conseguenze della pandemia. Riporta, ad esempio, ciò che vive Maria Ligia Castillo, 51 anni: i suoi nipoti frequentano le attività artistiche e lei stessa è responsabile di un gruppo di adulti. Il marito non ha più il lavoro e mancano le entrate, il figlio è stato ucciso per sbaglio dalla polizia, per cui si deve occupare anche dei nipoti che non stanno andando a scuola.

Storie di ieri e di oggi in un libro

Le storie di alcuni dei 160 ticinesi, partiti in questi cinquant’anni per un’esperienza di interscambio, si possono leggere anche nel libro Storie di questo mondo, curato dalla giornalista Sara Rossi Guidicelli. «Abbiamo voluto affidare ad una persona esterna la raccolta e l’elaborazione di queste testimonianze: Sara Rossi Giudicelli ci ha seguito nel nostro lavoro per diversi mesi e ha parlato con molte persone, fra le quali alcuni dei primi cooperanti partiti e altri che si apprestavano a raggiungere il Sud», ci racconta Priscilla De Lima. E tutto ciò proprio in un periodo particolare, caratterizzato dalla pandemia. «Malgrado tutte le difficoltà e le restrizioni imposte dal coronavirus i progetti sono andati avanti e ciò è stato importante, perché il sostegno era ed è ora più necessario che mai per le popolazioni dei Paesi in cui operiamo». Altre storie saranno raccontate dai cooperanti di oggi e di domani, professioniste e professionisti convinti della necessità di un mondo più giusto, che dopo aver superato un lungo percorso di selezione e formazione, partono per portare la loro esperienza, ma anche per raccogliere quella dei Paesi in cui operano.

Info e blog: comundo.org/it

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/comundo-il-desiderio-di-piu-giustizia-accomuna-le-storie-di-chi-parte/