Una proposta per una Chiesa di strada

Sono un credente ma non un bigotto. Sono un conservatore ma aperto alla lettura dei segni dei tempi. Sono adulto/anziano ma aperto alla modernità. Sono fedele alla Chiesa ma palesemente critico quando necessita. Sono peccatore ma mi sforzo di essere una persona migliore. Sono soprattutto un laico che lavora e ha famiglia. In famiglia vivo la difficoltà di essere e restare Chiesa domestica. Ci è stato detto che la nostra presenza nella comunità è una testimonianza. Lo crediamo e cerchiamo di esserci sempre. Nel mondo del lavoro da docente a scuola constato come gli allievi sono confrontati e ogni giorno sono formati da valori certamente degni; sono iniziati a tutto ma non certamente ai valori che hanno formato e guidano la nostra società. La comunità in questo caso ha un ruolo fondamentale. Se la comunità supporta noi genitori e i nostri figli, il nostro ruolo di genitori sarà meno difficile, almeno non sarà una lotta impari con una società che in tutti gli ambiti, nostro malgrado ci «costringe » a pensare, parlare ed essere cloni perfetti gli uni degli altri.

Riconosco rette le buone intenzioni e degne di essere menzionate tutte le iniziative formative e spirituali intorno al concetto di famiglia, e sono certamente degne tutte le giornate atte a questo scopo. Ma, chi riempie e rende «familiari» quelle infrastrutture ormai desuete, vuote, estranee e costose da mantenere, soprattutto ai bambini, ai ragazzi e ai giovani?

La parrocchia che diventa familiare è una famiglia che diverrà Chiesa missionaria. I giovani sanno essere missionari degli altri giovani, e non è vero che hanno tutto e che quindi non hanno bisogno di un luogo alternativo per incontrarsi, tanto è vero che quando intravedono un progetto serio e qualcuno che si occupi di loro e che li ascolti, anche i social ritornano a essere solo strumenti e non luoghi di socializzazione. Certo, il catechismo è una buona occasione. È una buona occasione anche l’istruzione religiosa a scuola, così come anche la famiglia che fa di tutto per alimentare la fede. Bene, sono delle occasioni, oltre il percorso di formazione ai sacramenti che resta spesso solo un momento che autorizza il candidato al catechismo ad avere accesso al sacramento. Non invento nulla, ma se onestamente facessimo una statistica annuale per tutti gli anni che abbiamo amministrato o formato ai sacramenti, le nostre comunità dovrebbero avere progetti diversi. Papa Francesco ci invita a spogliarci di privilegi e ruoli ed essere una Chiesa che esce dalla chiesa-tempio e va incontro alla Chiesa di strada. Ben vengano allora tutte le progettualità e le iniziative atte a rifarci sentire «l’odore delle pecore». Sono adulto abbastanza per capire che questo è un lavoro difficile e che dobbiamo riformattare continuamente la nostra vita per adeguarci ai continui cambiamenti, ma sono altresì convinto che la Chiesa cattolica «strumento» sacramentale ha in sé il dono dello Spirito Santo che «può fare nuove tutte le cose». Ma «le potrà fare nuove» se noi glielo consentiremo, perché noi abbiamo strumenti che il mondo non ha. E lo potrà fare soprattutto se incoraggeremo chi è di buona volontà a non arrendersi e continuare a crederci.

di Ennio Carrioti

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Chiesa cattolica svizzera

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