Non uso Facebook

Non uso Facebook. Però la notizia che il fondatore del social network e sua moglie alla nascita della loro primogenita, le hanno promesso di impegnarsi finanziariamente e cospicuamente a favore di un mondo migliore, non mi ha lasciato indifferente. Di là da tutte le speculazioni e da tutti i commenti ascoltati e letti in questi giorni, io penso che si tratti davvero di una bella notizia e che i nostri giornali cartacei, radiofonici, televisivi e virtuali dovrebbero traboccare di notizie del genere.
Sono altrettanto convinta che non sia la materia prima a mancare, ossia le buone notizie su persone che si impegnano a favore del bene comune, attraverso l’aiuto a gruppi di esseri umani nel bisogno. Mi riaggancio a quanto scritto dai coniugi Chan Zuckerberg nella loro lettera alla figlia: «Sappiamo che è un piccolo contributo a confronto di quelli che altri stanno già facendo.» Ci si potrebbe chiedere a chi stanno facendo riferimento… La loro promessa è la più importante in questo senso che sia mai stata fatta. Chi mai è in grado di promettere 45 miliardi di dollari? «Non di certo io.» staranno pensando in tanti.
A me è subito venuta in mente la parabola dei talenti. Dio affida a ciascuno di noi un tesoro. Ai blocchi di partenza le posizioni sono estremamente ineguali e anche i percorsi previsti non presentano per tutti le medesime difficoltà. Egli non lascia però nessuno senza capacità. Certo, non tutti sono dei Zuckerberg o delle Chan, dei Nelson Mandela, delle madre Teresa di Calcutta. Ma ognuno di noi ha la capacità di dare o fare qualche cosa. L’importante è non cadere in un sentimento di rassegnazione o di indifferenza. Certo, a chi più è stato dato, più sarà richiesto, ma ognuno ha un compito di fronte alla società e a Dio. Diamoci da fare allora, sommergiamo i media di belle notizie.

Chiesa cattolica svizzera

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