Il dramma dei bambini della striscia di Gaza. Yasmine, 11 anni: «Veniamo bombardati da tutte le parti»

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, condanna il lancio di razzi palestinesi ed invita Israele alla moderazione. La dichiarazione in concomitanza con un’altra notte di guerra. A causa dei razzi palestinesi, per lo più neutralizzati dalla contraerea israeliana, la popolazione vive al riparo, scuole chiuse in metà del territorio. E tra le vittime un bambino colpito a morte a Sderot. Più drammatica per i minori la situazione nella Striscia con 15 bambini che hanno perso la vita in seguito alle rappresaglie aeree israeliane. Intanto per la prima volta dall’inizio della crisi le sirene d’allarme sono risuonate anche nel nord di Israele. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che tornerà a riunirsi, gli Stati Uniti hanno posto il veto su una risoluzione di condanna di Israele. Il presidente Joe Biden afferma che lo Stato ebraico «ha il diritto di difendersi», mentre il segretario di Stato, Blinken, chiede al presidente palestinese Abu Mazen di fermare il lancio di razzi palestinesi, ma ci si chiede quanto sarà possibile che Hamas, che governa nella Striscia, possa dialogare con la Cisgiordania di Fatah e di Abu Mazen.

Il dramma dei bambini

Come ogni conflitto, anche questo ha pesanti ricadute sulla popolazione più debole e vulnerabile, come i minori. Save The Children, l’Organizzazione che da oltre cento anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, si appella alle parti, affinché prendano provvedimenti immediati per allentare l’escalation di violenza e fermare questo ciclo mortale di azioni di ritorsione. I bambini di Gaza dicono di aver paura di morire, come Yasmine, che ha 11 anni e ha detto ad un operatore di Save the Children: «Questa notte è stata molto difficile per tutti, non ho dormito per niente. La situazione è terrificante, ci sono bambini che muoiono e veniamo bombardati da tutte le parti. È stata la notte peggiore della mia vita. Alle 3 avevo dolore allo stomaco per la paura e i miei genitori cercavano di consolarmi, dicendomi che il bombardamento era lontano, ma io invece sentivo che era vicino».

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