Riscoprire la Divina Commedia oltre la «costrizione» scolastica

Nella Svizzera italiana lo si incontra in seconda liceo e lo si accompagna, in genere, all’inferno e non oltre. Stiamo parlando di Dante, il «sommo poeta» di cui ricorrono quest’anno i 700 anni dalla morte. Oggi come ieri e l’altro ieri, Dante e soprattutto la sua Divina Commedia, fanno parte del bagaglio culturale dei nostri liceali oltre che, naturalmente di chi si accinge a studiare letteratura italiana, ovunque nel mondo. Perché Dante non solo seppe dare forma e struttura ad un immenso patrimonio teologico, ma questo patrimonio lo volle anche esprimere nella lingua che si parlava per le vie della sua Firenze. Quella lingua che usavano i bottegai per imbonire i passanti, le mamme per richiamare i bambini dai loro giochi, le soldataglie nelle osterie. Una lingua del cuore e radicata nel popolo, molto diversa da quel latino che si usava per parlare di Dio, scrivere contratti e esprimere i propri moti dall’animo, in prosa e poesia. Fu la prima volta e fu un successo. Un successo che fa sì che il 90% delle parole che usiamo ancora oggi, nell’italiano di tutti i giorni, sono presenti già nella Divina Commedia.

La professoressa Maria Giuseppina Scanziani, ha alle spalle una lunga carriera di insegnante di italiano nei nostri licei. Per anni ha cercato di spiegare la Divina Commedia ai suoi allievi. E quindi oltre ad essere una specialista di Dante, nel corso degli anni si è specializzata anche nel comunicare questo poeta, spesso avvertito come «ostico» e «difficile», per non dire «noioso» e «incomprensibile» a generazioni di liceali.

Professoressa Scanziani: come mai nei nostri licei, ma non solo, assistiamo all’enfatizzazione della prima Cantica, quella dell’Inferno, mentre le altre due godono di ben minor diffusione e conoscenza?

C’è una certa timidezza nell’affrontare il Purgatorio e il Paradiso. Mentre l’Inferno si basa sull’etica nicomachea di Aristotele, che si fonda sulla giustizia, una delle quattro virtù cardinali, nel Purgatorio alla giustizia si contrappone l’amore e il ragionamento di Dante poggia sulle parole del Discorso della montagna, sulle «Beatitudini». E questo rappresenta un vero ingresso nel mondo cristiano.

Immagino sia veramente una sfida difficile, nel nostro tempo secolarizzato e caratterizzato da una diffusa ignoranza dei fondamenti della fede cristiana, far entrare i ragazzi in questa logica…

I ragazzi vanno accompagnati nella lettura della Divina Commedia. Non è un testo che si può dar loro come lettura estiva. Ma è un testo che, se spiegato bene, apre la mente e il cuore. Come ogni «classico» sa fare. Qui si tratta di far capire ai ragazzi la grandezza del cristianesimo: di parlare loro delle nostre radici.

Ed è per questo che Maria Giuseppina Scanziani continua a portare il dono di Dante a quanta più gente può. Lo ha fatto per altri grandi capolavori della letteratura, lo fa ora online per l’opera più famosa del «sommo poeta». Dopo essersi occupata nei mesi di febbraio-marzo dell’Inferno, presenterà ora una lettura guidata del Purgatorio, che avrà inizio il 6 maggio prossimo e proseguirà l’11, il 18 e il 25 maggio. Si tratterà di lezioni di 90 minuti sulla piattaforma zoom. A chi si indirizzano questi incontri? Chi sono i suoi «allievi», oggi? Sorride: «Alcuni sono effettivamente dei miei ex-allievi. Ma in genere si tratta di un pubblico abbastanza eterogeneo: alcuni sono amici e amiche, poi i loro amici e conoscenti; persone che conoscono già qualcosa di Dante e altri, magari provenienti da un altro retroterra culturale, che ancora non lo conoscono». «Parliamo spesso delle radici cristiane dell’Europa», conclude la professoressa: «Dante ne è parte e il mondo medievale di cui ci racconta e in cui è profondamente radicato offre tante chiavi di comprensione: non solo culturali, ma dell’uomo universale».

Per informazioni sui corsi si può scrivere all’indirizzo email: maggy.grosso@bluewin.ch

Corinne Zaugg

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/riscoprire-la-divina-commedia-oltre-la-costrizione-scolastica/