Francia: la lettera dei vescovi sulla lotta contro la pedofilia

«Voi che state leggendo questo documento, sarete forse stati vittime o testimoni di atti di aggressione o di cattiva condotta da parte di preti, religiosi o religiose. Siate sicuri della nostra determinazione a fare di tutto per accogliere le testimonianze, capire cosa è successo, agire per la giustizia e attuare le necessarie misure preventive». Si apre con questa affermazione una lettera di 12 pagine che i vescovi di Francia rivolgono ai cattolici del Paese sulla lotta contro la pedofilia, con lo scopo – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale – di spiegare le misure prese a marzo nel corso dell’ultima Assemblea plenaria (ben 11 risoluzioni) e impegnare tutti in questo processo di «riconoscimento, vigilanza e sostegno alle vittime».

I vescovi si preparano così ad accogliere per la fine di settembre il rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica (Ciase) che nel giugno del 2019 aveva lanciato un appello a seguito del quale è stato possibile identificare 3.000 vittime. Si tratta però di una cifra in difetto che, a detta dello stesso presidente dell’organismo, Jean-Marc Sauvé, potrebbe salire a 10.000. Nella lettera, i vescovi scrivono: «Questi fatti sono provati e innegabili. Il rapporto Ciase ci consentirà di valutarne l’esatta ampiezza e di collocarli in relazione alla situazione complessiva della violenza sessuale sui minori nel nostro Paese. Ma questi atti sono troppo numerosi perché possano essere visti solo come orrori commessi da pochi individui perversi. Recensiti lungo un periodo di tempo prolungato e in una vasta popolazione, dobbiamo riconoscere che si tratta di un fatto sociale che deve essere visto con lucidità».

I vescovi tornano ad esprimere la loro gratitudine alle vittime per il coraggio che hanno avuto di parlare. Riconoscono di non averle sempre ascoltate e di aver piuttosto protetto i loro aggressori. Denunciando i fatti di aggressione subiti, le vittime hanno reso «un immenso servizio alla Chiesa», permettendole di «fare luce sulle tenebre». E qui i vescovi elencano le misure decise a marzo ma frutto di un lungo percorso di ricerca, confronto e dibattito. Si è, per esempio, costituito un fondo di dotazione specifico per proporre alle vittime un aiuto finanziario. Fondo al quale i vescovi contribuiranno a titolo personale e che tutti i fedeli di Francia possono, se vogliono, sostenere. Ogni anno, si celebrerà una Giornata di memoria e preghiera (terzo venerdì di Quaresima) e sarà anche creato un «memoriale», destinato a diventare non solo luogo di memoria ma anche luogo dove formare le generazioni future alla vigilanza. A fianco e a sostegno della giustizia civile, i vescovi hanno deciso di creare un tribunale di giustizia canonica penale nazionale per un’azione più efficace ed una gestione più rigorosa delle denunce. Infine, all’interno della Conferenza episcopale, nascerà un Servizio dedicato alla «promozione della vigilanza e alla formazione ad una giusta relazione pastorale». La lettera si conclude con un appello: «Cari fratelli e sorelle, alla fine di settembre, il Ciase presenterà il suo rapporto ai vescovi e alla Conferenza dei religiosi e delle religiose. Sarà un momento difficile per coloro che sono state vittime di tali crimini. Sarà un momento delicato per tutti noi, soprattutto per i preti, per i religiosi e per le religiose». «Vi esprimiamo la nostra vergogna e la nostra tristezza: quelli che avrebbero dovuto essere pastori che conducevano alle sorgenti vive, si sono rivelati pericoli, distruttori dei ›piccoli’. Rinnoviamo la nostra richiesta di perdono» e, «pieni di speranza, crediamo che questa verità possa servire al rinnovamento che Dio oggi ci chiede».

Agenzia Sir

Chiesa cattolica svizzera

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