Letture bibliche e coraniche a cura di Renzo Petraglio

LETTURE CORANICHE E BIBLICHE: RAMADAN 2021
Quest’anno il Ramadan, periodo fondamentale dell’anno musulmano, inizia pochi giorni dopo la celebrazione della Pasqua nell’ebraismo e nell’Occidente cristiano. Il biblista ed esperto di religioni abramitiche Renzo Petraglio offre un ciclo di letture coraniche e bibliche durante questo periodo di intensa riflessione e astinenza alimentare diurna nell’Islam. Il tema per quest’anno è il seguente: come vivere bene le relazioni con gli altri. Alcuni brani del Corano e altri della Bibbia ci aiuteranno a meditare su questa dimensione fondamentale della vita comune.

Rispettiamo ogni uomo e ogni donna. Ramadan 2021: seconda settimana

Sempre a proposito delle relazioni tra fratelli, durante questa seconda settimana di Ramadân voglio leggere con lettrici e lettori una pagina della sura 38. Un po’ come il racconto che abbiamo letto insieme la settimana scorsa, questa pagina del Corano evoca, indirettamente, un altro delitto: il re Davide uccide Uria per possederne la moglie Bethsabea. Ecco una traduzione di questa pagina:

21Non ti è giunta la notizia dei litiganti quando scalarono il muro del tempio? 22Entrarono e Davide si spaventò. Ma quelli [gli] dissero: «Non temere! Siamo due litiganti: uno di noi ha trattato ingiustamente l’altro. Giudica tu, tra di noi, secondo verità! Non essere parziale e guidaci sulla strada dell’equità!».

23[Uno di loro disse:] «Questo, dunque, è mio fratello: egli aveva novantanove pecore e io una pecora sola. «Affidala a me» mi disse, e nel discorso ha avuto la meglio su di me».

24(Davide] disse: «Certo, è stato ingiusto con te chiedendoti di prendere la tua pecora con le sue pecore. In verità, molti degli associati in affari si trattano l’un l’altro ingiustamente, tranne coloro che credono [in Dio] e compiono opere virtuose».

Poi Davide si accorse che Noi l’avevamo messo alla prova, chiese dunque che il suo Signore perdonasse [le sue colpe]. Si gettò a terra inchinandosi e si pentì. 25Noi gli abbiamo perdonato la colpa che aveva commesso. Egli avrà un posto vicino a Noi e un felice ritorno (Sura 38,21-25).

In questo racconto, il conflitto è tra due fratelli: uno che possiede novantanove pecore vuole possedere anche la sola pecora che suo fratello ha. In questa situazione, i due fratelli in conflitto[1] chiedono un giudizio al re Davide. E Davide reagisce dicendo a colui che possiede una sola pecora: «Certo, è stato ingiusto con te chiedendoti di prendere la tua pecora con le sue pecore» (v. 24). Dopo questo giudizio a proposito dei due fratelli, Davide allarga il suo discorso affermando: «molti degli associati in affari si trattano l’un l’altro ingiustamente». E, continuando il suo discorso, Davide volge il suo sguardo sulle persone, poco numerose, che sono fedeli a Dio: esse si impegnano a non far danno ad altre persone e, anzi, «compiono opere virtuose».

Dopo l’intervento di Davide, il Corano menziona la parola di Dio. Dio interviene dicendo: «Davide si accorse che Noi l’avevamo messo alla prova, chiese dunque che il suo Signore perdonasse [le sue colpe]. Si gettò a terra inchinandosi e si pentì»[2]. Davide capisce che l’intervento dei due fratelli è un atto attraverso il quale Dio lo mette alla prova per permettergli di prendere coscienza della sua colpa. Grazie a questo intervento, Davide non può che pentirsi della colpa che aveva commesso. Ecco perché Davide avrà, in cielo, «un posto» vicino a Dio. E ciò – come Ismaïl ibn Kathîr scriveva nel suo commento al Corano – «in ricompensa del suo pentimento e della giustizia che aveva applicato nel suo regno»[3].

Come negli altri testi del Corano[4], la sura 38 non entra nei particolari a proposito della colpa commessa da Davide. Ma questo racconto fa certamente «allusione alla vicenda di Uria raccontata nella Bibbia»[5] e, più precisamente, nel Secondo libro di Samuele. In questo libro leggiamo di Davide che desidera unirsi a Bethsabea, la moglie di Uria. Davide si unisce a lei e la mette incinta. Allora Davide, in una campagna militare, fa uccidere Uria (2 Sam 11). Ed è a questo momento che Dio manda da Davide il profeta Natan.

1bNatan venne da Davide e gli disse: «C’erano due uomini in una città: uno ricco e uno povero. 2Il ricco aveva montoni e buoi in grande quantità. 3E il povero non aveva niente del tutto, se non una pecorella che egli aveva comprato; egli l’aveva fatta vivere, ed essa era cresciuta con lui e con i suoi figli, insieme; mangiava bocconi [del suo pane], beveva dalla sua tazza, dormiva tra le sue braccia. Essa era per lui come una figlia. 4Un ospite di passaggio giunse in casa dell’uomo ricco; e il ricco si guardò bene dal prendere uno dei suoi montoni o dei suoi buoi per preparare [un pasto] per il visitatore che era giunto da lui. Allora prende la pecorella del povero e la fa cucinare per l’uomo giunto da lui».

5E s’infiammò, la collera di Davide, contro questo ricco, intensamente, e disse a Natan: «Come è vero che Jhwh è vivo, l’uomo che ha fatto ciò merita la morte! 6E, perché ha fatto ciò e perché ha agito senza ritegno, deve compensare quattro volte tanto la pecorella [rubata]».

7aE disse, Natan, a Davide: «L’uomo che ha agito così sei tu!» (2 Sam 12,1b-7a).

Al posto dei «litiganti», che arrivano improvvisamente da Davide, nella Bibbia c’è il profeta Natan. Ma la vicenda raccontata dai due e quella raccontata da Natan è la stessa. Rispetto al Corano, nel racconto della Bibbia il profeta insiste sulla relazione intima che esiste tra il povero e la pecorella: il povero che l’aveva comprata «l’aveva fatta vivere, ed essa era cresciuta con lui e con i suoi figli, insieme; mangiava bocconi [del suo pane], beveva dalla sua tazza, dormiva tra le sue braccia. Essa era per lui come una figlia» (v. 3). Le immagini utilizzate dal profeta sono completamente irreali. Ma esse ci mostrano una persona, povera, che vive un amore intimo, molto intenso, unico, più di tutto[6]. E questa relazione intima come la relazione tra Uria e sua moglie Bethsabea… Davide l’ha distrutta uccidendo Uria e sposando Bethsabea! E Natan lo dice chiaramente a Davide: «L’uomo che ha agito così sei tu!» (v. 7a).

Davanti a questa affermazione, Davide – come nel Corano – non può che riconoscere la sua colpa e dichiarare: «Ho peccato contro Jhwh» (2 Sam 12,13). E Dio, come nel Corano, gli donerà il perdono.

È il momento di concludere. Con questo racconto del Corano e della Bibbia, noi siamo invitate e invitati a rispettare ogni persona, ogni uomo e ogni donna. Uno dei «litiganti» non ha rispettato suo fratello, mentre Davide non ha rispettato Uria e Bethsabea. Ma noi dobbiamo agire diversamente. E, ogni volta che manchiamo di rispetto agi altri, dobbiamo chiedere perdono e impegnarci nella riconciliazione; dobbiamo rivolgerci a qualcuno – e a Dio – dicendo: «guidaci sulla strada dell’equità!» (Sura 38,22). Cerchiamo di essere costanti sulla strada del rispetto e della riconciliazione. E saremo insieme


[1] Il termine arabo tradotto con «litiganti» può significare «avversario», «parte contraria in una lite». Cf. M. Gloton, Une approche du Coran par la grammaire et le lexique. 2500 versets traduits – lexique coranique complet, Albouraq, Beyrouth 2002, p. 360, no. 0419.

[2] Per la traduzione di questo versetto, cf. ivi, p. 721, no. 1529.

[3] Ismaïl ibn Kathîr, L’exégèse du Coran en 4 volumes. Traduction: Harkat Abdou, Vol. 3, Dar Al-Kutub Al-ilmiyah, Beyrouth 2000, p. 1192.

[4] Per i testi coranici a proposito di Davide, cf. M. Chebel, Dictionnaire encyclopédique du Coran, Fayard, Paris 2009, p. 113s., alla voce «David».

[5] Così Si Hamza Boubakeur in Le Coran. Traduction française et commentaire, Maisonneuve & Larose, Paris 1995, p. 1425.

[6] Cf. F. Stolz, Das erste und zweite Buch Samuel, TVZ, Zürich 1981, p. 240.

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