Dal Congo l'impegno di Donata Frigerio per salvare le bambine dalla stregoneria

L’Africa, la missionaria Donata Frigerio (59 anni) – originaria di Como, ma da molti anni residente a Reggio Emilia, laureata in veterinaria e consacrata dell’Ordo Virginum – la sogna da sempre. È una passione che porta dentro e che l’ha guidata lungo tutto il suo percorso di vita, passato dall’impegno nell’ambito delle «Botteghe del Mondo» e del commercio equo, fino alla sua attività per il Centro missionario diocesano di Reggio Emilia. «Mi sono recata per la prima volta in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo, nel 1985 e sono rimasta folgorata, da tutti i punti di vista, anche da quello spirituale. Da quel momento, il mio legame con l’Africa, in particolare con la Regione dei Laghi, si è fatto molto forte: sono andata avanti e indietro una trentina di volte», ci racconta Donata Frigerio.

Infine, la decisione di ritornare e di restare più stabilmente nella regione del Sud Kivu, a Bukavu, inviata dal Centro missionario diocesano di Reggio Emilia, nell’«Ek’Abana», che significa «Casa dei bambini». Poco meno di un mese dal suo arrivo, il 22 febbraio avviene l’uccisione da parte di un gruppo armato dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, della sua guardia del corpo Vittorio Iacovacci, e dell’autista del convoglio ONU su cui viaggiavano, Mustapha Milambo. «È stata una botta, che ci ha lasciati tutti sgomenti: avevo incontrato l’ambasciatore e la sua guardia del corpo il sabato prima, nella casa madre dei padri saveriani, nel corso di un pomeriggio organizzato per gli italiani. È stato un incontro piacevole, tra amici. Erano persone semplici, alla mano, entusiaste, aperte, interessate. Ancora oggi non ci capacitiamo di ciò che è capitato. È una grande perdita», ci confida Donata Frigerio.

La Repubblica Democratica del Congo è un Paese con un vasto territorio, fertile e ricchissimo di materie prime, e anche a livello naturalistico, con la presenza di specie autoctone, come i gorilla di montagna. Se non fosse per la depredazione di cui è vittima, potrebbe essere in grado di sfamare tutta l’Africa, ci spiega la missionaria italiana. Bukavu si trova a 1800 msm ed è un città di circa un milione di abitanti. In questo momento è la stagione delle piogge e la temperatura è fresca.

«L’insicurezza causata soprattutto dalla presenza di gruppi armati ha spinto la popolazione a fuggire dalle proprie terre, migrare in città, per poi però ritrovarsi senza campi da coltivare e quindi senza cibo», racconta Donata Frigerio. La pandemia ha peggiorato ulteriormente la situazione, soprattutto a causa della mancanza di turisti. Il coronavirus, per vari fattori, non sembra aver contagiato così duramente la popolazione, per la quale questo è uno solo uno dei tanti problemi: si rischia di morire più facilmente in un attacco armato, di malaria, di febbre tifoidea o di fame e malnutrizione. «Malgrado ciò qui la speranza e la fede in Dio sono molto forti. La popolazione è meravigliosa e mi stupisco sempre della sua capacità di cavarsela anche nelle situazioni difficili e drammatiche e della sua positività. È gente che merita tutta la nostra attenzione», sottolinea.

Donata Frigerio a Bukavu lavora insieme a una donna laica, anch’essa italiana, che nel Paese, quarant’anni fa, aprì la casa «Ek’Abana». Questa struttura accoglie soprattutto bambine accusate di stregoneria. «È una vecchia pratica risorta con la guerra, che coinvolge le famiglie più povere, prede di sette e santoni discutibili, che trasformano delle bambine in capri espiatori delle disgrazie». Nella casa le vittime intraprendono un percorso di ricostruzione psicologica, e anche di ricongiungimento con le loro famiglie. «Alla fine di luglio si fa una messa del perdono e della riconciliazione, dopo la quale la maggior parte di loro viene riaccolta nella famiglia di origine o in famiglie affidatarie», evidenzia Donata Frigerio. Accanto all’accoglienza c’è il sostegno alle famiglie per quanto riguarda i bambini con disabilità o malattie quale l’epilessia e anche, seguendo la Laudato si’ di Papa Francesco, la sensibilizzazione ecologica e ambientale, focalizzata in particolare sulla gestione dei rifiuti. La missionaria italiana è attualmente impegnata a seguire le commissioni che coordinato le varie attività e progetti della casa. «Sto anche imparando la lingua locale, soprattutto per potermi relazionare con più facilità con le bambine, con le quali mi piace trascorrere del tempo e svolgere attività», conclude Donata Frigerio.

Per sostenere i progetti di Donata Frigerio, indicando Donata Frigerio, Congo

Katia Guerra

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/salviamo-le-bambine-dalla-stregoneria/