Un viaggio che ci porta dentro di noi

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri anche i teatri ticinesi si sono mobilitati. Infatti, in questi giorni, nel contesto dell’iniziativa «Due teatri in salotto», il teatro di Chiasso e quello di Locarno, stanno riproponendo via streaming lo spettacolo di Lucilla Giagnoni «Vergine Madre», una rilettura della Commedia dantesca che prende spunto dall’esperienza di conversione dell’attrice stessa. «Trent’anni fa – racconta Giagnoni – mi consideravo semplicemente atea, ma l’11 settembre del 2001, per tanti ma anche per me, qualcosa è cambiato. Con mia figlia piccola in braccio, davanti a quelle immagini, ho capito che, per uscire da quell’inferno, avrei avuto bisogno di parole di bellezza. È così che mi sono rivolta a Dante. La sua poesia, linguaggio dell’anima, mi ha mostrato una via percorribile».

Inizia, da quel momento, per l’attrice italiana un lungo percorso, che attraverso Dante la porterà direttamente alla Bibbia, tra le pagine «cosmologiche» e sorgive della Genesi fino al libro che, invece, ci parla della fine di tutto, l’Apocalisse. È il modo, per Giagnoni, di capire il mondo e la vita. La stessa «comprensione delle cose» che aveva però già incontrato anche in Dante e che l’aveva affascinata: «Dante è un uomo dalla fede compatta, come gli uomini del suo tempo. Non è detto che nella dimensione in un certo senso «desacralizzata» del nostro presente, non lo si possa più né leggere né comprendere, con gli occhi della fede. La Commedia, infatti, non è altro che un difficoltoso percorso di conversione.
Difficoltoso perché, per accedere alla montagna del purgatorio, Dante deve prima «scendere» nell’inferno. Non si arriva in purgatorio «tagliando la strada». Vi si arriva, piuttosto, affrontando quel buio che tutti, in un modo o nell’altro, ci portiamo dentro. Alla fine, come dimostra l’armoniosità delle parole che Dante sceglie per descrivere il paradiso, saremo premiati dal dinamismo sinfonico della beatitudine. Dinamicità e dramma connotano la Commedia, a dirci che è tutto un processo, un divenire, come qualsiasi percorso salvifico e liberante». Ma, oltre alla capacità di Dante di parlare agli uomini di fede, Giagnoni vede anche altro. «Dante ci dice che la possibilità di esprimerci attraverso l’arte è un bisogno primario. Per questo serve tornare, quanto prima, nonostante la pandemia, a fare arte!».

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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