Come parlare in modo comprensibile della Risurrezione di Gesù Cristo?

di Ernesto Borghi*

In questi ultimi giorni abbiamo potuto leggere ed ascoltare tante considerazioni sul tema «risurrezione». Ferma restando la libertà di chiunque di esprimersi come ritiene opportuno, tutto ciò rende sempre più urgente che si intensifichi un’azione culturale di base: aiutare il superamento di tutti i «luoghi comuni» e gli «slogan» su questioni essenziali per la fede cristiana quali, appunto, il tema della risurrezione di Gesù Cristo e degli esseri umani, che nella predicazione e catechesi ecclesiale (ma anche nella pubblicistica «laica») purtroppo si sentono ancora oggi.

Nel mese di marzo 2021 l’Associazione Biblica della Svizzera Italiana si è occupata di questi argomenti tramite un’iniziativa seminariale specifica, le cui registrazioni saranno probabilmente messe a disposizione generale nel prossimo futuro. Comunque risulta, a mio avviso, indispensabile che frasi come, per esempio, «Gesù Cristo risorto ha vinto la morte», «Occorre aprirsi allo Spirito Santo», «La risurrezione è un fatto, non una favola» debbano essere spiegate e non solo enunciate. Infatti è davvero essenziale evitare che affermazioni formalmente inappuntabili a livello teologico, restino incomprensibili alla maggioranza della popolazione anche perché sono «figlie» di categorie culturali che da tanto tempo non sono più quelle, se mai lo sono state, «comuni» ad ampio raggio. E cercare di dare queste spiegazioni, anzitutto a livello divulgativo, non è necessariamente difficile.

Per il momento mi limito a proporre le seguenti, sintetiche osservazioni.

Dai testi biblici

– non vi sono riferimenti alle Scritture ebraiche precedenti, che sono invece numerosi in particolare nei vangeli secondo Matteo e Luca;

– non si parla assolutamente della risurrezione degli altri esseri umani dopo Gesù e della loro presenza con lui in un’esistenza «post mortem», ma essenzialmente del loro compito di annunciare la signoria definitiva del Risorto e di riaffermare i valori etici da lui predicati e praticati nella sua vita;

– Gesù risorto non è mai presentato come un essere celeste raggiante e luminoso. Gli incontri con lui non hanno alcuna delle caratteristiche proprie delle visioni celesti o divine presenti in tante opere letterarie antiche;

– è costante la presenza delle donne, ritenute in genere, anzitutto nei tribunali, non credibili – proprio come testimoni prime dell’annuncio della risurrezione e come (Maria di Magdala in particolare) interlocutrici del Risorto. La storia che gli evangelisti «raccontano è anteriore a Paolo e risale al primissimo periodo, prima ancora che chiunque potesse pensare: sarebbe bene raccontare qualche cosa su Gesù che risorge dai morti; che cosa è più utile per i nostri scopi apologetici?». È molto, ma molto più facile presupporre che le donne ci fossero fin dal principio, così come, tre giorni prima, c’erano state alla fine (cfr. N.T. Wright, «Risurrezione», pp. 703-704).

Riassumendo, è legittimo affermare che al Gesù effettivo si può giungere, allo stadio attuale degli studi e delle ricerche storiche «tout court», in forma notevolmente frammentaria. D’altra parte è altrettanto indiscutibile, fonti alla mano, che la fede nel Dio di Gesù Cristo crocifisso e risorto è stata il movente fondamentale che ha condotto alla redazione degli scritti neo-testamentari. Senza tener conto di

questo dato è impossibile cogliere molto, forse moltissimo di quanto è avvenuto nei primi decenni successivi alla morte del Nazareno. E comunque, visto

Certo: questo è un argomento che risulta paradossale, forse di primo acchito in-credibile, soprattutto per chi si è sentito raccontare per secoli della risurrezione e degli eventi precedenti della vita del Nazareno come se le versioni evangeliche canoniche ne fossero stata la cronaca completa e se chi gliene parlava, magari nel XX secolo, fosse stato un testimone oculare di tutti questi avvenimenti…

Un sintesi per la cultura di oggi e di domani

Di fronte a tutto quello che Marco-Matteo-Luca-Giovanni narrano di Gesù, dall’inizio della sua vita sino al congedo dai discepoli dopo la risurrezione (cfr. Lc 24,36-53; Mt 28,16-20), resta immutabile un fatto: si è assolutamente liberi di aver fiducia o meno che il Nazareno sia risuscitato e che l’amore testimoniato da lui, come i testi biblici narrano, sia comunque più importante della morte.

Le versioni evangeliche, ma anche gli altri libri neo-testamentari a cominciare dalle lettere direttamente paoline non si preoccupano di costringere a credere. Propongono, esortano, pregano, invitano a riflettere sulla veridicità radicale di questo amore – quello crocifisso e risorto – per la vita di tutti. Non danno prove di carattere «positivistico», ma offrono una prospettiva esistenziale, che riguarda anzitutto il modo in cui si conduce la vita «qui» e «ora»…

Oltre all’esperienza della morte di croce, si considerino – vari studi scientifici orientano da tempo in questa direzione – come elementi direttamente gesuani – ferma restando la mediazione anche solo linguistica degli evangelisti – alcuni racconti parabolici, taluni esorcismi e certe guarigioni, il dettato del Padre Nostro e l’Ultima Cena. Tutto ciò non sarebbe abbastanza utile a fondare la continuità tra Gesù della storia e Cristo della fede, ferma restando la rilevanza fondamentale della fiducia nel fatto che il Nazareno sia stato risuscitato?

Allora dire che «Gesù Cristo risorto ha vinto la morte» significa non che la morte sia venuta meno, ma che è stata superata l’idea che tutto sia finito con la morte, a cominciare dai rapporti d’affetto tra le persone. «Aprirsi allo Spirito Santo» (anche a partire dall’episodio di Pentecoste – cfr. Atti degli apostoli 2,1-11) non significa pensare ad ingressi mirabolanti di Dio nella vita umana, ma alla scelta umana di cercare di vivere con gli altri secondo la logica dello Spirito, secondo cioè un amore ad immagine e somiglianza di quello manifestato dal Nazareno per gli esseri umani.

E il discorso esplicativo deve poter continuare su una serie particolarmente nutrita di argomenti, per contribuire a fare cultura, in modo serio e comprensibile, in ordine ai fondamenti della fede cristiana. Occorre farlo in modo non tradizionalistico (il rischio, in proposito, è costante…), pensando in particolare alle generazioni giovani attuali e a tutti coloro che ritengono importante confrontarsi, in piena libertà di coscienza, con intelligenza e passione, con la fiducia nell’amore del Dio di Gesù Cristo…

Per approfondire il tema della risurrezione di Gesù di Nazareth

Per approfondire i fondamenti della fede cristiana

Il canale youtube «Associazione Biblica della Svizzera Italiana» offre, nelle rubriche «Scoprire cose nuove e cose antiche» «Per conoscere i sacramenti cristiani»delle serie di riflessioni utili nella prospettiva formativa proposta in questo articolo. Chiunque può fruire anche di queste opportunità formative e farne conoscere l’esistenza a tutti coloro che fossero interessati e interessabili.

Come parlare della risurrezione (c-b-f.org)

*L’autore è Coordinatore della Formazione Biblica nella Diocesi di Lugano e Presidente dell’Associazione Biblica della Svizzera Italiana

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/come-parlare-in-modo-comprensibile-della-risurrezione-di-gesu-cristo/