Il Papa a Pasqua: «E' tempo di internazionalizzare i vaccini»

Gesù risorto «porta impresse le piaghe delle mani, dei piedi e del costato«, piaghe che sono segno del suo amore profondo per noi, e che devono essere speranza per chi soffre, quanti sono ancora colpiti dalla pandemia, quanti invece soffrono in situazioni difficili. Nel messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, che per la seconda volta Papa Francesco pronuncia dall’altare della Cattedra e non dalla Loggia delle benedizioni per via della pandemia, il Papa guarda a quanti soffrono ancora. E la sua panoramica internazionale tocca conflitti rinnovati, come quello del Myanmar, o situazioni antiche, come la Siria che vive adesso il decimo anno di guerra. Chiede vaccini per tutti. Auspica un ritorno alla normalità, specialmente per i giovani, che hanno bisogno di relazioni «reali e non virtuali«, e ricorda che le restrizioni da pandemia non devono toccare la libertà religiosa.

Al termine della Messa di Pasqua, concelebrata da 24 cardinali, Papa Francesco aveva ringraziato anche il nuovo arciprete della Basilica di San Piero, il Cardinale Mauro Gambetti, che comincia il suo servizio, nonché l’arciprete uscente, il Cardinale Angelo Comastri, che lascia «dopo 16 anni e alla soglia dei 78 anni», rimarca il Papa, quasi a voler rimarcare la naturalezza di un avvicendamento. Il Papa ringrazia Comastri «per la sua pastorale, per la sua spiritualità, per le sue prediche, per la sua misericordia«, e poi invia il suo grazie anche a quanti si sono prodigati perché le celebrazioni avessero luogo.

Dopo il Regina Coeli, e una breve pausa, a mezzogiorno Papa Francesco rientra nella basilica per la benedizione alla città e al mondo in una situazione ancora difficile.

Sottolinea Papa Francesco: «La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari«.

Eppure, dice il Papa, la Pasqua porta speranza, perché «Gesù il crocifisso è risorto», ed è risorto «un uomo in carne ed ossa, con un volto e un nome: Gesù». Rimarca il Papa: «Il crocifisso, e non un altro, è risorto». E «Dio Padre ha risuscitato il suo Figlio Gesù perché ha compiuto fino in fondo la sua volontà di salvezza: ha preso su di sé la nostra debolezza, le nostre infermità, la nostra stessa morte; ha patito i nostri dolori, ha portato il peso delle nostre iniquità».

Cristo risorge con le piaghe sigillo del suo amore per noi

Cristo risorge portando impressi i segni delle piaghe, «sigillo perenne del suo amore per noi» e così «chiunque soffre una dura prova, nel corpo e nello spirito, può trovare rifugio in queste piaghe, ricevere attraverso di esse la grazia della speranza che non delude. Cristo risorto è speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia, per i malati e per chi ha perso una persona cara».

Papa Francesco chiede al Signore di dare conforto e sostenere «le fatiche di medici e infermieri», sottolinea che «tutti, soprattutto le persone più fragili, hanno bisogno di assistenza e hanno diritto di avere accesso alle cure necessarie». Per questo, il Papa invoca un «internazionalismo dei vaccini», e chiede «all’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri».

Papa Francesco guarda anche a «quanti hanno perso il lavoro o attraversano gravi difficoltà economiche e sono privi di adeguate tutele sociali», chiede provvedimenti dei governi per sostenerli, nota che «la pandemia ha purtroppo aumentato drammaticamente il numero dei poveri e la disperazione di migliaia di persone«.

La panoramica internazionale comincia con la difficile situazione di Haiti, che sta vivendo un periodo di proteste instabilità. Il Papa auspica che il popolo haitiano «non sia sopraffatto dalle difficoltà, ma guardi al futuro con fiducia e speranza». «Cari fratelli haitiani, sono vicino a voi, e vorrei che i problemi si risolvessero definitivamente per voi. Prego per voi, cari fratelli e sorelle haitiani,» aggiunge.

Papa Francesco guarda anche ai giovani che durante la pandemia hanno perso contatto con la scuola o con gli amici, perché «tutti abbiamo bisogno di vivere relazioni umane reali e non solamente virtuali, specialmente nell’età in cui si forma il carattere e la personalità.

Un pensiero particolare va ai giovani del Myanmar «che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore». Il Paese, visitato da Bergoglio nel 2017, vive infatti un momento drammatico tra colpo di Stato e insurrezioni varie.

acistampa/red

Chiesa cattolica svizzera

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