L'ex presidente dello IOR rischia otto anni di carcere. Domani la sentenza

Domani 21 gennaio, la giustizia vaticana esprimerà il suo verdetto in merito al processo iniziato nel 2018 contro Angelo Caloia, presidente dello IOR (l’Istituto per le Opere di Religione) dal 1989 al 2009 e l’ex avvocato dell’Istituto Gabriele Liuzzo. I due, che rischiano una condanna di 8 anni, sono stati accusati di peculato e riciclaggio per essersi appropriati, secondo l’accusa, tra il 2001 e il 2008, di parte dei proventi della dismissione di oltre il 70% del patrimonio immobiliare dello Ior e delle controllate italiane. A questi imputati si è aggiunto, nel 2018, il figlio di Gabriele Liuzzo, Lamberto Liuzzo, anche lui avvocato a Milano, accusato di riciclaggio e autoriciclaggio anche in concorso con gli altri. Gli imputati si sono sempre dichiarati estranei alle contestazioni e fiduciosi nella magistratura vaticana.

Comunque vada, con la sentenza che pronuncerà domani, subito dopo aver ascoltato le repliche del Promotore di Giustizia, degli avvocati delle parti civili, Ior e Sgir, e degli avvocati degli imputati, il Tribunale Vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone e composto dai giudici Venerando Marano e Carlo Bonzano, si appresta a scrivere una pagina importante della storia giudiziaria vaticana: si tratta di un processo senza precedenti per la Santa Sede, il primo per reati di questo tipo che si celebra, per giunta, contro i vertici di enti vaticani. È una prima assoluta anche perché non è nato da uno scandalo maturato all’estero e importato in Vaticano, è invece il frutto del funzionamento degli organi interni dello Stato: dello Ior, che ha denunciato i presunti illeciti al Promotore di Giustizia, e della magistratura vaticana, che lo ha istruito e celebrato.

L’inchiesta ha preso il via dagli esposti dello Ior del luglio 2014, dopo che, nel 2013, i nuovi vertici dell’Istituto avevano incaricato una società di consulenza di esaminare le modalità con cui si era svolto – tra il 2001 e il 2008 – il processo di dismissione del patrimonio immobiliare. Agli esposti hanno fatto seguito indagini approfondite del Promotore di Giustizia, condotte con il sostegno di Ior e Sgir e con la collaborazione della magistratura di altri paesi, a cominciare dalla Svizzera, che si sono protratte fino al 2018 e che hanno portato, nell’ottobre del 2014, al sequestro (ancora in corso) di tutti i conti correnti e titoli riferibili agli imputati presso lo Ior per un ammontare di circa 18 milioni di euro e, successivamente, al sequestro di circa 13 milioni di euro presso l’Ubs a Zurigo a Gabriele e Lamberto Liuzzo, su iniziativa della magistratura elvetica e vaticana e di Ior e Sgir, che hanno ottenuto un sequestro civile.

Sulla vicenda leggi anche l’approfondimento di cath.ch

Chiesa cattolica svizzera

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