I vescovi svizzeri esprimono la loro contrarietà al «matrimonio per tutti»

«Innanzitutto per la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) -si legge in una dichiarazione del 4 dicembre 2020 che riprende un testo approvato alla 329 esima assemblea ordinaria dell’episcopato elvetico (Delemont 14-16 settembre 2020) – è importante sottolineare la necessità di lottare in modo generale contro le discriminazioni. La CVS concorda con la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale sull’importanza di introdurre la parità di trattamento per tutti gli individui nel quadro del diritto in materia di cittadinanza e di rendite per i superstiti.

L’argomentazione a sostegno dell’introduzione del «matrimonio per tutti» si basa sulla necessità di sradicare qualsiasi forma di discriminazione. La CVS sottolinea, tuttavia, che esiste una distinzione tra discriminazione e differenziazione e che quest’ultima permette talvolta di far valere meglio gli interessi delle minoranze. La CVS ritiene che per le coppie dello stesso sesso sia più opportuno adeguare l’attuale legislazione sull’unione domestica registrata, anziché introdurre un «matrimonio per tutti», che sarebbe a suo parere una maniera di uniformare progetti di vita differenti.

La CVS ribadisce il fatto che è impossibile affrontare il dibattito sul «matrimonio per tutti» eludendo le conseguenze, che sono la filiazione e l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Questi due aspetti sollevano questioni etiche delicate e complesse. Il fatto di non evocarne le conseguenze allo scopo di promuovere oggi con più facilità la parità di trattamento, senza differenziare tra coppie eterosessuali e omosessuali, può comportare domani l’approvazione incondizionata di un principio già accettato.

La CVS osserva che il matrimonio civile non è soltanto un riconoscimento pubblico dei sentimenti reciproci. In effetti, il suo scopo è l’iscrizione della filiazione in un’istituzione stabile, in particolare per la protezione della madre (matri-monium) e del bambino. In tal senso il matrimonio civile è normato per la fondazione della famiglia. Ora, per conseguire tale scopo, le coppie dello stesso sesso devono però ricorrere alla Procreazione medicalmente assistita (PMA). La CVS si oppone in modo generale al suo impiego (anche per le coppie eterosessuali) poiché la PMA, comportando una donazione di gameti, è contraria ai diritti del bambino. La CVS segnala in particolare la sofferenza e la difficoltà che incontrano quei bambini nella costruzione di sé stessi, generate dall’impossibilità di conoscere la propria origine biologica.

Consapevole di questi gravi risvolti etici, la CVS non può accettare in questa forma il progetto «matrimonio per tutti». A partire dai diritti del bambino evocati pocanzi, essa segnala che l’ambito di competenza della Chiesa cattolica si riferisce principalmente al matrimonio sacramentale. Vi è celebrata davanti a Dio l’unione dell’uomo e della donna, in vista d’una comunione di amore e di vita, stabile e aperta alla procreazione. Perciò, per quanto riguarda la sfera civile, la CVS resta parimenti convinta che l’impiego del termine «matrimonio» non andrebbe esteso a qualsiasi unione tra due individui indipendentemente dal loro sesso. Un tale impiego del termine raggiungerebbe una parità che a suo parere non può sussistere in questo modo.  

Diritti del bambino e Procreazione Medicalmente Assistita (PMA)

La CVS ricorda che nessuno possiede il diritto al bambino; al contrario, vi sono i diritti del bambino. In tal senso, il matrimonio civile non conferisce alcun diritto al figlio, ma è istituito per la protezione dei figli nati da un’unione coniugale. Nell’interesse superiore del bambino e per il suo bene, la CVS si oppone in modo generale all’accesso alla PMA (anche) per le coppie dello stesso sesso, in considerazione del diritto del bambino alla conoscenza della propria ascendenza genetica. Sottolinea il rischio di apertura alla maternità surrogata, vietata giustamente in Svizzera per motivi di protezione della madre e del bambino.

Discriminazione o differenziazione?

Perché la CVS constata una distinzione tra discriminazione e differenziazione? In una società che tende all’uniformazione e all’egualitarismo, la differenziazione può essere il mezzo efficace per raggiungere la parità di trattamento e far riconoscere nel contempo le peculiarità e i diritti di ciascuno e ciascuna. La CVS ammette il pericolo di voler risolvere i problemi di discriminazione ignorando le differenze tra gli individui. La considerazione della diversità le sembra più opportuna per vivere queste differenze nella parità di trattamento.

Proposta di adeguamento del diritto

La CVS ritiene inoltre che le difficoltà qui illustrate potrebbero esser risolte correggendo la legge sull’unione domestica registrata, entrata in vigore nel 2007. Allora sarebbe stato più appropriato proporre degli adeguamenti del diritto al fine di evitare ogni ingiusta discriminazione. Per la CVS non è il rifiuto del matrimonio per tutti a essere «stigmatizzante» [2], bensì un’unione domestica registrata che rivela unicamente l’orientamento sessuale. La CVS sostiene quindi che occorre trovare dei correttivi al diritto attuale, anziché proporre un «matrimonio per tutti» che comporta numerose difficoltà amministrative, giuridiche ed etiche nella sua realizzazione.

Conclusione

Per concludere sullo sfondo della competenza principale della Chiesa cattolica nella sfera del matrimonio sacramentale, è giocoforza constatare che la CVS non può pronunciarsi a favore del progetto «Matrimonio civile per tutti». La CVS ritiene che il dibattito non sia stato affrontato in modo adeguato, visto che le conseguenze etiche legate alla PMA e ai diritti del bambino sono rilevanti. La CVS promuove la ricerca di una soluzione che tenga conto delle richieste giustificate delle persone LGBT+ di vedersi riconosciuta la parità di trattamento per quanto concerne il diritto in materia di cittadinanza e delle prestazioni sociali. Tale soluzione dovrebbe comportare una differenziazione positiva per tutti, che permetta al tempo stesso la considerazione delle diversità e il rispetto dei diritti del bambino«.

Friburgo, 4 dicembre 2020

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[1] Testo approvato dalla 329a assemblea ordinaria della Conferenza dei vescovi svizzeri, 14-16 settembre 2020 a Delémont.

[2] Rapporto della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale del 30.8.2019 sull’iniziativa parlamentare «Matrimonio civile per tutti» (oggetto 13.468), art. 8.4 ( https://www.admin.ch/opc/it/federal-gazette/2019/7151.pdf).

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/i-vescovi-svizzeri-esprimono-la-loro-contrarieta-al-matrimonio-per-tutti/