Scomparso don Pigi, il fondatore delle cellule parrocchiali di evangelizzazione

di don Gabriele Diener

Don Pier Giorgio Perini è morto giovedì 19 novembre nella canonica della parrocchia di Sant’Eustorgio a Milano dov’era stato parroco dal 1977 al 2012

Monsignor Pier Giorgio Perini – per tutti don Pigi – era incardinato nel clero di Milano. Nato il 17 gennaio 1929, è stato ordinato nel 1954. Prima fu vice rettore di due collegi diocesani, poi vice parroco e infine parroco di Sant’Eustorgio, basilica che custodice le reliquie e il culto dei Magi. Qui ha avuto inizio l’esperienza delle cellule parrocchiali di evangelizzazione.

Una storia iniziata in Corea del Sud

Il filo della storia inizia in Corea del Sud, in una chiesa cristiana pentecostale. Il pastore Paul Yonggi Cho ebbe la geniale intuizione di creare dei piccoli gruppi, chiamati «cellule». Era una persona molto carismatica e tramite le cellule la chiesa pentecostale di Seul conobbe una nuova rinascita dando origine a migliaia di cellule sul suo territorio.

In quegli stessi anni il sacerdote Michael J. Eivers, della parrocchia San Bonifacio a Pembroke Pines, in Florida (USA), sentendo parlare delle cellule in Corea del Sud, vi si recò più volte per capirne il funzionamento. Il suo merito è quello di aver portato il sistema nella Chiesa Cattolica, riportando un enorme successo con l’espressione da lui coniata: «una parrocchia in fiamme».

La storia poi si ripete perché Don Pigi sente parlare del sistema delle cellule e nel 1987 si reca in Florida per conoscere questa «parrocchia in fiamme». Implementando egli stesso questo sistema nella sua parrocchia, Sant’Eustorgio. La parrocchia diventa negli anni un centro promotore internazionale per la creazione di altre cellule, in tutte le parti del mondo.

Il denominatore comune che ha unito questi pastori è stata l’intuizione di trasformare la parrocchia perché diventasse «la famiglia di Dio», cioè tante case ospitali per accogliere tutti coloro che volessero scoprire i propri talenti da mettere a frutto della missione evangelizzatrice.

La parrocchia: «un gigante addormentato» da risvegliare

Sarebbero tante le cose da narrare su don Pigi. Ricordiamone solo alcune.

Innanzitutto la sua visione della parrocchia: era suo solito definirla «il gigante addormentato». Grazie alla preghiera incessante, l’adorazione eucaristica, la propria conversione pastorale, illuminata dall’azione potente dello Spirito Santo e coinvolgendo moltissimi laici, evangelizzati e formati dal suo entusiasmo, riuscì a trasformare Sant’Eustorgio in una parrocchia modello, con una spinta evangelizzatrice quale esempio per tutte le altre.

Don Pigi ha poi presieduto l’Organismo Internazionale di Servizio delle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione che nel 2015 ha ricevuto il riconosciuto dal Pontificio Consiglio per i Laici. Nello stesso anno papa Francesco celebrava l’evento a Roma riconoscendone il carisma, volto a trasformare «la comunità parrocchiale in famiglia, in cui si ritrova la ricca e multiforme realtà della Chiesa».

L’incontro con papa Francesco

E come non ricordare che solo un anno fa, il 18 novembre 2019, il Santo Padre ha riabbracciato don Pigi e tutti presenti, sempre in aula Paolo VI, per il trentesimo anniversario dell’istituzione delle Cellule parrocchiali di evangelizzazione. In quell’occasione il Papa ci ha detto: «La fecondità del vostro impegno si riflette nella moltiplicazione delle cellule che ormai sono presenti in tante parti del mondo». Ecco il carisma di don Pigi: donato a lui e mai tenuto per sé, ma condiviso con i cinque Continenti della Terra».

La diocesi di Lugano e le cellule parrocchiali

Questo nuovo approccio alla parrocchia ha raggiunto anche la diocesi di Lugano. Da poco meno di una decina d’anni esistono alcune cellule parrocchiali che stanno sperimentando questa nuova scuola di evangelizzazione nelle loro rispettive parrocchie. Concludo ricordando un aneddoto personale che mi fece capire la statura di quest’uomo e la sua capacità di valorizzare chi gli stava di fronte. In uno dei primi congressi internazionali mi chiese, senza nemmeno conoscermi più di tanto ma sapendo la mia provenienza, se volessi diventare referente nazionale per il sistema delle cellule in Svizzera. Pensai fosse una presa in giro ma, diventato più serio, disse che avrebbe scritto al mio vescovo e alla conferenza dei vescovi svizzeri. Il mio «sì» fu piuttosto improvvisato e incosciente. Oggi lo ringrazio di tutto cuore perché, se non avessi incontrato don Pigi, non so come sarebbe, oggi, la mia proposta pastorale.

Chiesa cattolica svizzera

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