Ivo Pellegrini: 40 anni al servizio dei malati

A salutare i pellegrini in partenza per Lourdes sui marciapiedi delle stazioni ferroviarie erano sempre in molti, ricorda Ivo Pellegrini. «Sulle loro facce leggevo spesso la malinconia di non poter salire a loro volta su quel treno», ci confida. Una dimostrazione di quanto l’esperienza al santuario mariano francese prenda e rimanga iscritta indelebile nel cuore. E questo non è cambiato nemmeno ora che i i treni hanno lasciato il posto ai bus. «È vero: manca l’atmosfera di vicinanza e condivisione favorita dal viaggio in treno, ma d’altronde non si poteva fare altrimenti», sottolinea Ivo. Per quarant’anni è stato il presidente dell’Ospitalità diocesana ticinese, l’associazione che raggruppa tutti coloro che, in vari modi, si mettono al servizio degli ammalati durante il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, ma non solo. Ora, dopo 40 anni, consegna il testimone nelle mani di Giuseppe Filippini. Questo servizio Ivo Pellegrini lo ha sempre svolto con passione e con il desiderio che tutti, volontari, ammalati, pellegrini potessero vivere appieno questo tratto di cammino a Lourdes. Lui stesso è stato segnato da quest’esperienza quando, nel 1967, ha accettato l’invito di un amico e si è recato per la prima volta a Lourdes. Nel santuario mariano francese ci è poi ritornato molte e molte volte ancora. «Tutto ha assunto ancora più valore quando mi sono messo al servizio degli ammalati», ci racconta. «A chi desidera andare a Lourdes consiglio di farlo mettendosi al servizio gli ammalati, perché come diceva sempre don Sandro Vitalini, loro sono la perla di Lourdes». Il pellegrinaggio è preghiera e servizio, ma anche amicizia, calore umano, legami che rimangono. «Mi piace chiamare l’Ospitalità una grande famiglia» e Ivo sottolinea il fatto che a Lourdes sono nate grandi amicizie, grandi amori, vocazioni. «È a Lourdes che ho conosciuto mia moglie», ci confida. Nel suo lungo periodo di Presidenza, Ivo ha accompagnato il pellegrinaggio a Lourdes con sei vescovi diversi e su diversi tipi di treni, da quelli con ancora i sedili di legno, poi con le cuccette e in seguito anche con i vagoni-ospedale. Insieme ai molti volontari che con entusiasmo si mettono a disposizione, ha sempre fatto in modo che il viaggio potesse svolgersi nelle migliori condizioni. «Ci sono molte cose a cui pensare: la preparazione del treno e del materiale, l’assegnazione dei posti ad ammalati e volontari, organizzare i turni in modo che gli ammalati abbiamo sempre la necessaria assistenza, e molto altro ancora. Anche quando si è a Lourdes bisogna sempre verificare che tutto proceda secondo il programma preparato in precedenza e far fronte ai molti imprevisti», ricorda. Difficile fare una lista completa di tutto ciò che sta dietro all’organizzazione del pellegrinaggio. Un impegno che dura tutto l’anno. «Quando si torna, dopo aver recuperano le energie, è già tempo di iniziare a pensare al pellegrinaggio successivo, ma anche ai vari incontri durante l’anno, che sono un’occasione per mantenere lo spirito di Lourdes». Numerosi sono pure i ricordi che rimangono. «È stato toccante, ad esempio, assistere mentre il vescovo Eugenio Corecco riceveva l’unzione degli infermi», conclude Ivo Pellegrini. (KG)

Chiesa cattolica svizzera

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