Ezio Aceti, psicologo: il Patto globale inizia dal rapporto con il vicino di casa

Ecco. È giunto a noi il binomio perfetto per un nuovo umanesimo. In questi giorni, sotto la tempesta della pandemia che manda in angoscia il mondo intero, con esperienze dolorose e tragiche per molti abitanti della terra, papa Francesco propone un binomio perfetto, in grado di guidare i popoli della terra verso un nuovo umanesimo: si tratta del Patto globale sull’educazione, come anima della fraternità. Papa Francesco stupisce sempre per la sua semplicità e chiarezza. Infatti, come il buon samaritano che, provando compassione si ferma e si piega a curare le ferite del malcapitato aggredito dai briganti, così il Papa ci indica le ferite del mondo e propone il modo per curarle. Perché Francesco agisce così? Perché – oggi più che mai – avvertiamo che il Papa è rappresentante di Dio in terra. Questo Dio ha il volto di Gesù, che attratto dalle nostre ferite e dalla vulnerabilità dell’uomo, si incarna per amore. Cristo si incarna perché vedendo l’umanità ferita, decide di curarne le piaghe, asciugarne le ferite, per poi lasciare all’albergatore – gli abitanti stessi della Terra – il compito di continuare la cura. Così è pure il «metodo» di Francesco, che si piega sui mali che affliggono il mondo e propone un accordo fra tutti gli uomini, attingendo al meglio che è presente in ciascuna persona di buona volontà, affinché si realizzi la vera fraternità fra la gente. Chiediamoci: perché il Papa è così sicuro che il metodo funzioni? Per due motivi molto semplici. Anzitutto, siamo immagine di Dio: questo fatto ci rende in grado di provare gli stessi sentimenti di Dio, come ad esempio la «com-passione», cioè la spinta interiore a vivere le sofferenze di chi ci sta accanto e ad agire di conseguenza. L’immagine di Dio in noi, infatti, ci caratterizza come esseri umani che non possono vivere senza gli altri. Il Papa sa che la sua proposta sollecita il meglio che è nascosto nell’intimo delle persone, le quali – figlie dell’unico Padre – portano in loro i suoi stessi «cromosomi». Inoltre, il Papa sa che cresciamo e ci realizziamo mediante l’educazione. Il metodo che Dio ha scelto per la crescita dell’umanità è proprio quello educativo. Infatti, come il bambino cresce e si sviluppa lentamente grazie all’educazione e alla legge naturale deposta nella sua biologia, così l’umanità cresce e si realizza mediante l’educazione e gli stimoli positivi che riceve. Francesco, nel testo che introduce il Patto, elenca le varie ferite del mondo, come le guerre, la manipolazione delle persone, lo sfruttamento della terra e della natura, che determinano le piaghe del pianeta: ad esempio l’aborto, l’emigrazione forzata, la tratta dei minori, le violenze di genere, i danni climatici, la povertà, frutto quest’ultima dell’individualismo e di un’economia malsana e distorta. Dopodiché lancia il patto globale dell’educazione, con il quale invita tutti – dal semplice cittadino alle varie istituzioni fino ai capi di Stato – a stringere un accordo universale che ci aiuti a portare il nostro contributo concreto. La forza di quanto dice il Papa sta nell’ordine delle cose stesso, perché è giunto il tempo di agire insieme. Senza un accordo globale, il mondo rischia di disgregarsi, con miliardi di persone che già ora soffrono terribilmente e non hanno nessuna luce di speranza. Ma il mondo fa ancora fatica a comprendere tutto questo. C’è chi attende ancora il salvatore di turno, l’uomo solo al comando, in grado di risolvere le varie ingiustizie. Il Papa ci ammonisce da tutto questo e ci invita ad attingere a quella memoria storica che testimonia il rischio di cadere nei totalitarismi che ci hanno preceduti. Anche i vari populismi vengono banditi come esperienze narcisiste ed escludenti. Il Papa termina il suo messaggio augurando a tutti di sperimentare l’amore di Dio che si traduce nell’amore al prossimo, nel mettere la mano nella carne del bisognoso, iniziando nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri e nelle nostre città. Il patto globale dell’educazione parte dal basso, dal vicino di casa nostra per giungere a tutti. Perché senza la pace nella famiglia e nel quartiere, non è possibile la pace nel mondo intero. Allora, facciamo quanto ci dice il Papa e cambiamo il mondo di casa nostra attingendo al bene, al bello e al buono che c’è in noi.

Ezio Aceti, psicologo dell’età evolutiva

Chiesa cattolica svizzera

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