L’educazione per il Papa è alleanza tra scuola e società

Per chiunque lavori nel mondo della scuola la ripresa, dopo l’interruzione dovuta alla pandemia, dell’appello lanciato da papa Francesco per un «Accordo globale sull’educazione», è un’ottima notizia. Al di là del grido di allarme e di dolore lanciato dal Papa per quella che definisce una «catastrofe educativa» – con un numero sempre maggiore di giovani che non possono accedere all’istruzione – la proposta si distingue per la fiducia e per il coraggio. Non a caso questa parola viene ripetuta più volte nel messaggio in cui lo scorso anno Francesco ha presentato l’iniziativa: «Coraggio di mettere al centro la persona, coraggio di investire le migliori energie, coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio». Quello che colpisce è – mi sia concesso il bisticcio – il coraggio di parlare, in questi tempi, di coraggio, di speranza e di rivolgersi a tutti. Di fronte alla frammentazione e alle crescenti contrapposizioni che attraversano la nostra società, il Global compact on education propone una alleanza che avvicini tutti i componenti della società. A una sfida globale il Pontefice contrappone una risposta globale. Di fronte alla necessità delle nostre società, il Papa ricorda che «non c’è cambiamento senza una educazione al cambiamento». E non c’è educazione senza un’alleanza tra le varie componenti della società. Parlare di alleanza vuol dire riconoscere e valorizzare le diversità, facendo convergere le forze su un obiettivo comune, in questo caso di importanza capitale. Cosa possono trovare di interessante gli uomini di oggi, di qualunque appartenenza politica e religiosa, nell’invito di papa Francesco, al punto da collaborare nella stesura e nella applicazione di un simile patto? Cosa dice questa iniziativa a chi, come me, ogni giorno è immerso nella vita della scuola, in una realtà locale, concreta? Prima di tutto la riscoperta del valore del lavoro di insegnanti e educatori, del loro ruolo decisivo. È un invito a recuperare fiducia, impegno e fierezza del nostro lavoro. Ma è pure un’esortazione a considerare che, anche dal nostro piccolo lembo di terra, dobbiamo preoccuparci perché tutti i giovani abbiano accesso ad una istruzione di qualità. Il mondo interconnesso di oggi infatti non ci permette nessun isolamento né noncuranza: le ingiustizie generano contrasti, disagi e violenze, che attraversano poi il mondo intero. Secondariamente la riflessione sul fatto che l’educazione è un compito non solo degli specialisti ma dell’intera società: solo a condizione di un impegno comune il lavoro degli insegnanti può essere efficace. La ricerca di una alleanza sull’educazione non può essere però lasciata a una sola componente sociale, Francesco ne è ben cosciente e apre ad un dialogo con tutte le voci della società incoraggiando un clima di fiducia reciproca, come in altre recenti iniziative. Nell’invito a tale alleanza si sottolinea la necessità di partire, a cominciare dalla formazione dei docenti, da una visione integrale dell’uomo e della cultura, evitando di limitarsi a preparare i giovani solamente alle presunte attese del mondo del lavoro, trascurando la bellezza dell’imparare e la necessità della cultura. Abbiamo bisogno di far crescere donne e uomini che siano «persone mature capaci di vivere nella società e per la società» e naturalmente pronti ad affrontare il mondo del lavoro, perché ricchi di competenze. Il tutto può sembrare utopico, una delle tante illusioni degli uomini. Come utopico, in fondo, appare il lavoro del docente: di fronte alle decine – se non centinaia – di allievi, di fronte a esigenze urgenti e diversificate, l’educatore si chiede «cosa posso mai fare»? Eppure la maggior parte di noi trova negli sguardi dei ragazzi quel coraggio e quella fiducia per insegnare che di fatto lascia un segno. Educare è sempre e comunque un atto di speranza. Ma la speranza non è solo un bel sentimento, deve essere ancorata nella realtà, identificando obiettivi concreti. Ed è per questo che troviamo nella proposta di Francesco sette punti da mettere al centro (vedi box sopra). Consapevolezza, concretezza, valorizzazione di ogni essere umano in quanto persona, fiducia nella possibilità dell’uomo di dare forma al proprio futuro, sono le condizioni per tramutare una nobile aspirazione in una vera prospettiva di cambiamento, per riconoscere che la ricerca di una alleanza non è un sogno utopico ma un entusiasmante dovere.

La sfida globale di Bergoglio

Sono 7 i punti del «Patto educativo» che il Papa ha riproposto nei giorni scorsi all’attenzione di istituzioni, soggetti impegnati nell’educazione e società civile: 1. Mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua capacità di essere in relazione con gli altri; 2. Ascoltare la voce dei giovani per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace; 3. Favorire la partecipazione di bambine e ragazze all’istruzione; 4. Vedere nella famiglia il primo soggetto educatore; 5. L’educazione all’accoglienza verso gli emarginati; 6. Economia, politica e progresso siano messi a servizio della famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale; 7. Coltivare la casa comune con stili più sobri secondo principi di sussidiarietà, solidarietà e economia circolare.

Alberto Palese, docente aggiunto alla Caposezione insegnamento medio del Canton Ticino

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Chiesa cattolica svizzera

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