L'imam di Giubiasco su «Fratelli tutti»

«Dobbiamo anzitutto essere certi di una cosa: la fratellanza non deve far paura. Alcuni, infatti, vedono nel termine l’allusione a un’unione tanto radicale, da portare a una «fusione» tra le varie fedi. Ma è sbagliato: possiamo essere fratelli, ciascuno nel rispetto della propria comunità di appartenenza». A dirlo, a commento dell’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti è Luan Afmataj, imam del Centro musulmano di preghiera a Giubiasco, punto di riferimento per oltre 200 musulmani sunniti del Sopraceneri. Proprio questa «fratellanza» tra musulmani e cristiani, in Ticino, è fatta di piccoli importanti gesti rivolti gli uni verso gli altri, a cominciare dalla decisione, presa 2 anni fa dallo stesso Afmataj, di tenere i sermoni del venerdì in italiano, per dimostrare apertura verso il luogo che lo ha accolto. Arrivato in Ticino dall’Albania per frequentare i corsi dell’Istituto ReTe della Facoltà di teologia di Lugano, l’imam è oggi collaboratore nella stessa facoltà, dove ha trovato un terreno fecondo, in dialogo con le altre fedi, per concretizzare un’idea di «fratellanza»: «Sono stato accolto – racconta – in un ambiente cristiano molto aperto all’altro». Non è un caso che papa Francesco abbia scelto, per rinsaldare anche il dialogo con l’islam, proprio un termine come «fratellanza»: «L’idea – ci spiega Afmataj – nell’islam è ricorrente, a partire da Maometto, che ai suoi fedeli amava ricordare di essere tutti figli dello stesso padre Adamo. La percezione cattolica della fratellanza, così come la intendo io, è quella di universalità: la Chiesa sulla terra deve essere luogo di accoglienza per tutti. Ma anche per i musulmani siamo tutti fratelli, tanto nella fede quanto nella creazione, in virtù del progenitore comune». L’imam ha un’idea precisa su come si possa coltivare questa vicinanza tra le religioni, al di là dei concetti, nella vita di tutti i giorni: «La fede è il segreto, e non solo per modo di dire: dal momento che hai fede, inizi a pensare all’altro come a qualcuno che ti è vicino; la sua vita ti interessa e la rispetti. Al contrario, chi investe poche energie per approfondire la sua fede, tende a sentirsi circondato solo da potenziali «nemici». In questo senso, il documento sulla fratellanza umana del Papa rivela anche la profondità della sua fede come uomo di Dio».

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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