Fabio Bacchetta-Cattori sulla nuova enciclica del Papa

Sono stato raggiunto qualche giorno fa dalla redazione di «Catholica», con la richiesta di formulare un commento personale dell’ultima lettera enciclica di papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale Fratelli tutti, leggendola alla luce della mia esperienza di vita e della mia devozione a san Francesco d’Assisi. Non mi aspettavo una tale richiesta e ringrazio dunque per l’opportunità che mi è stata data di riflettere, più attentamente, su questo profetico e preziosissimo testo, profondamente ispirato, rendendovene partecipi.

L’esempio di Charles de Foucauld

A conclusione della sua enciclica Fratelli tutti, papa Francesco ricorda la frase del beato Charles de Foucauld: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese». Come spiega il Papa, Foucauld, «voleva essere, in definitiva, «il fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti». L’ideale di vita di ognuno di noi è dunque quello di essere «il fratello di tutti». Esso è realizzabile, compiutamente, solo identificandosi con gli ultimi, in un cammino di trasformazione, tramite un’esperienza profonda di Dio, nella fede.

«Buoni samaritani» come S. Francesco

Nel primo abbraccio ad un lebbroso, ultimo tra gli ultimi nella Assisi di allora, misteriosamente poi scomparso alla sua vista, sta anche l’avvio della trasformazione di san Francesco. Di questa, il Papa ricorda: «Ogni giorno ci troviamo davanti alla scelta di essere buoni samaritani oppure viandanti indifferenti che passano a distanza».

Contrastare «l’impero del denaro»

La nostra individuale indifferenza è il male oggi più comune, condizionati, se non addirittura dominati, come siamo, da quello che papa Francesco chiama anche «l’impero del denaro», già definito da San Francesco, senz’appello, «sterco del diavolo». In effetti, quando il denaro da buono strumento diventa fine malsano e «quando, in nome di un’ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società, si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l’uomo smarrisce sé stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati», scrive il Papa. Così l’unico antidoto al rischio della nostra individuale indifferenza è proprio l’ideale dell’essere un «fratello universale».

L’appello con i musulmani

In questa direzione, mesi fa, andava anche l’appello di papa Francesco e del Grande Imam Ahmad AlTayyebe, i quali hanno congiuntamente dichiarato: «Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro».

Il nostro sarà il secolo della fraternità?

Se l’Ottocento è stato caratterizzato dallo slancio all’ideale delle libertà, il Novecento da quello all’uguaglianza, il nostro secolo, non può non esserlo da quello alla fraternità. Non abbiamo alternativa se vogliamo salvarci dall’autodistruzione in atto, scientificamente purtroppo provata.

L’esperienza della pandemia

La devastante pandemia globale di questi mesi lo sta dimostrando in modo estremo. Scrive papa Francesco in merito: «Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, nega la realtà».

Nel solco della Laudato si’

In questo mese di ottobre, papa Francesco, di nuovo da Assisi, dopo la sua lettera enclica Laudato si’ di cinque anni fa ci consegna ora anche «questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi purtroppo in atto di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole».

Leggi l’enciclica del Papa.

Fabio Bacchetta-Cattori

Chiesa cattolica svizzera

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